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LETTERA NUMERO 3
Cari amici Nel ricordare per la prima volta da cristiano Oriana Fallaci, a due anni dalla sua morte, prendo atto con onestà e realismo che la sua libertà di pensiero, dote che anche i suoi più acerrimi nemici le riconoscono, è stata pari alla verità della realtà descritta, fatto che invece viene negato o contestato dai più. Io stesso mi sentivo contrariato quando scriveva: “L’islam è il Corano, cari miei. Comunque e dovunque. E il Corano è incompatibile con la Libertà, è incompatibile con la Democrazia, è incompatibile con i Diritti Umani. E' incompatibile col concetto di civiltà”. Eppure, all’indomani della mia conversione al cristianesimo lo scorso 22 marzo, ho scritto: “Ho dovuto prendere atto che, al di là della contingenza che registra il sopravvento del fenomeno degli estremisti e del terrorismo islamico a livello mondiale, la radice del male è insita in un islam che è fisiologicamente violento e storicamente conflittuale”.L’errore in cui incorsi fu di immaginare che l’islam potesse essere riformabile al suo interno grazie all’impegno dei musulmani moderati. Alla fine, dopo oltre cinque anni trascorsi condannato a morte dai terroristi islamici e reiteratamente minacciato dagli estremisti islamici, mi sono arreso di fronte all’evidenza: si può essere musulmani moderati come persone, ma non esiste un islam moderato come religione. Invece l’errore in cui incorse Oriana fu quello di non scindere la dimensione della religione da quella delle persone. Dalla netta e totale condanna dell’islam in quanto religione, dedusse la condanna implacabile e inappellabile dei musulmani in quanto persone. Si tratta di un passaggio arbitrario perché le persone non sono mai la trasposizione automatica e acritica della religione, bensì la sintesi della complessità del rispettivo percorso individuale, familiare, comunitario, nazionale, educativo, economico, culturale, politico; così come le persone non sono dei cloni che formano meccanicamente un blocco monolitico. Cari amici, Sono stati i fatti a imporsi e a dar ragione ad Oriana. All’indomani della sua morte il 15 settembre 2006, scrissi sul Corriere della Sera: “Per quelle coincidenze apparentemente fortuite ma che racchiudono chissà come un segno del destino, la morte di Oriana ha coinciso con l' esplodere della nuova «guerra santa» islamica scatenata contro il Papa. Quasi una tragica testimonianza della veridicità della denuncia, sonora e inappellabile, dell' incompatibilità di questo islam e di questi musulmani con la civiltà e l' umanità dell' Occidente. Che Oriana aveva assunto come fede e missione da diffondere ovunque nel mondo nell' ultima fase della sua esistenza terrena profondamente segnata dal trauma dell' 11 settembre, vissuto in prima persona dalla sua abitazione newyorkese. E che nel giorno dell' addio si conferma come un dato di fatto con cui, piaccia o meno, tutti noi dobbiamo fare i conti. E' come se una misteriosa giustizia trascendentale, lei che si professava atea di cultura cristiana, avesse voluto premiarla con un' onorificenza indelebile, riscattando in extremis il suo messaggio dalla pesante cappa di diffamazione e condanna sotto cui giaceva, per presentarcelo in una luce a tal punto fulgida, da disarmare e mettere fuori gioco tutti i suoi critici e oppositori. Perché oggi più che mai possiamo toccare con mano la realtà dell' Eurabia, contro cui si era lungamente spesa Oriana, ovvero di un' Europa a tal punto infiltrata e soggiogata dagli interessi e dall' avanzata degli estremisti islamici, da non essere più in grado di risollevarsi, di reagire, di affermare i propri valori e la propria identità collettiva. Perché oggi più che mai appare con grande evidenza la fragilità, per non dire l' inconsistenza, del mito dell' islam e dei musulmani «moderati», una realtà che evapora e si dissolve nel momento in cui i «duri e puri» suonano la chiamata alle armi per combattere il nemico dell' islam di turno, ora tocca a Benedetto XVI, compattando un fronte che nel suo apparente monolitismo non lascia spazio alcuno alla distinzione tra le posizioni degli uni e degli altri, legittimando la condanna indiscriminata dell' insieme dell' islam e dei musulmani”.In un successivo ricordo di Oriana pubblicato da Magazine del Corriere della Sera, lo iniziai rammentando il rapporto di amicizia e di affetto che ci accomunò nel 2003: “Davvero, quando avrò (bene o male) concluso questo lavoretto, la primissima copia sarà per te. Più ti leggo, più ci penso, più concludo che sei l’unico su cui dall’alto dei cieli o meglio dai gironi dell’inferno potrò contare. (Bada che t’infliggo una grossa responsabilità)”. Era l’ottobre 2003. Da New York Oriana mi riservava parole affettuosissime mentre era tutta intenta a scrivere “La forza della ragione”. Un’amicizia che lei aveva intensamente ricercato, chiamandomi di persona a casa, intrattenendomi per ore al telefono, facendosi scrupolo di non creare problemi a mia moglie, chiedendomi con grande attenzione notizie sui miei figli. Un rapporto intenso alla cui base c’era un’enorme stima che lei aveva deciso di manifestare apertamente. Il 24 settembre 2003, il giorno in cui sul Corriere comparve una mia inchiesta dal titolo “I soldi delle moschee per i fanatici di Allah”, Oriana mi scrisse di proprio pugno un messaggio in inglese che mi fece pervenire via fax: “L’ho letto e ti ho amato. Ti ho anche odiato perché, Dio mio, era esattamente quello che (senza le tue informazioni) stavo scrivendo. Mi sono sentita un po’ derubata. Ma poi ho detto: meglio così. Non importa. Meglio così. E ora ti dico vai avanti. Senza lasciare che loro ti intimidiscano (lo faranno). Al contempo, per favore, fai attenzione. Fai quel che faccio io, ovvero quello che mia madre mi ha sempre detto: (in italiano) devi avere gli occhi nel culo. Credimi. So di che cosa sto parlando. Da due anni vivo quell’incubo. (in italiano) A tal punto che quando vado dall’oculista mi esamina la cornea dalle parti basse. Inoltre ho ricevuto i tuoi libri. Ieri. Grazie anche per quelli. E per le dediche affettuose. Non posso leggerli ora. Sto lavorando sodo con una scadenza mortale. Non ho nemmeno il tempo per respirare. (ammesso che avessi tempi i miei polmoni ormai sono andati). Ma lo farò certamente non appena l’incubo sarà finito. Nel frattempo ti mando la mia benedizione. Puoi accettare la benedizione di un’atea? Dovresti. Secondo me è la benedizione migliore. E non dire mai, mai, mai che ti ho adottato. Potrebbe causarti molto male. Molto. Tanto affetto da quella che io chiamo la Vecchia Signora”. Nell’articolo di apertura del Magazine svelai come Oriana avesse pensato di scrivere un libro-intervista insieme a me, in cui io avrei dovuto intervistarla, e come invece il progetto naufragò: “La Oriana-Cassandra l’ho conosciuta prima nella sua casa di campagna tra le colline del Chianti, che si identifica da lontano per il tricolore esposto sul balconcino della sua stanza, da lei voluto dopo aver saputo della gloriosa morte di Fabrizio Quattrocchi che, nell’attimo in cui i terroristi islamici si apprestavano a infliggergli il colpo di grazia, tentò di rimuovere la benda agli occhi dicendo: “Ora vi faccio vedere come muore un italiano”. Poi con Oriana ci siamo rivisti nella sua abitazione milanese in via Statuto, a due passi dalla sede del Corriere della Sera in via Solferino. Era l’inverno del 2004. Aveva deciso tutto lei. Comunicandolo al direttore Stefano Folli. Che mi aveva rigirato la sua richiesta: intervistare Oriana per un libro che avrebbe dovuto affrontare con maggiore dialettica il tema cruciale dell’islam e del terrorismo islamico. Una scelta che indubbiamente mi lusingava. Ma che presto mi creò un’angoscia incontenibile, mi fece scoprire una dimensione nascosta nella personalità di Oriana e si concluse con la fine di un idillio.Mi colpì la sua tremenda solitudine. Che contrastava in modo flagrante con la sua straordinaria fama e crescente popolarità. Provavo per lei grande tenerezza. Le portavo del tè, dei biscotti e dell’acqua naturale. Lei ingeriva soltanto liquidi. Si preparava da sola una minestrina nella cucina attigua alla sua stanza, dove dormiva e scriveva. Era ridotta a ossa e pelle. Ma aveva una lucidità eccezionale e una vitalità irrefrenabile. Preparavo le domande per iscritto. Oriana le leggeva. Registravo le sue risposte. Andammo avanti per giorni. Registrai per ore ed ore. Passai nottate a sbobbinare l’intervista perché lei aveva fretta di leggere tutto e di rimettere mano sull’insieme. Un giorno arrivò la sorpresa: Oriana, falciandomi con uno sguardo gelido, mi disse che non andava affatto bene, che le mie domande erano aggressive, che la punteggiatura nelle sue risposte non era stata rispettata. Prese in mano tutto, rilesse tutto, ma non era per niente convinta. C’era qualcosa di fondo che non corrispondeva alla sua attesa. Mi chiese di avere i nastri della registrazione e mi fece giurare che avrei cancellato qualsiasi traccia della nostra intervista dal mio computer. Feci tutto ciò che mi chiese. Il nostro rapporto finì così. Successivamente uscì il suo saggio “Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci”. Presi atto del fatto che lei non ammetteva la dialettica, che le sue parole non potevano essere confutate, che le sue tesi dovevano apparire in modo inequivoco e ispirare delle certezze assolute”. In conclusione tributavo un sonoro omaggio ad Oriana: “Ebbene dobbiamo riconoscere che Oriana ha avuto l’onestà intellettuale e il coraggio umano di affrontare di petto la radice del male del nostro secolo, l’ideologia dell’odio in seno all’estremismo islamico, con l’etica professionale e la passione della scrittrice che non si tira indietro di fronte ai mostri sacri, che non esita a infrangere i tabù del perbenismo ideologico, offrendocelo con un linguaggio d’eccellenza, coinvolgente, pungente, irriverente, messianico. Oriana ha svolto un ruolo straordinario nel contribuire a formare un sentimento di riscossa civile e di orgoglio nazionale nell’era della guerra globale del terrorismo islamico, dell’ideologismo nichilista all’insegna dell’anti-americanismo e dell’anti-ebraismo, del pacifismo militante, pregiudiziale, egoistico e perfino violento. Come Cassandra, Oriana ha assunto il ruolo dell’avanguardia rivoluzionaria che sprona le masse a ribellarsi alle forze del male, a prendere nelle proprie mani il proprio destino, ammonendo dalle tragiche conseguenze di un eventuale cedimento. Come Cassandra ha avvertito l’Occidente che l’enorme cavallo di legno dell’estremismo islamico, ovvero l’insieme della rete delle moschee dove si predica l’odio, le scuole coraniche, gli enti finanziari islamici, sono un artificio per conquistarlo dall’interno. Come Cassandra, le parole di Oriana sono cadute nel vuoto. Né ha avuto esito migliore la sua predicazione contro l’aborto e la sperimentazione genetica, individuati come sintomi della crisi dei valori e della società occidentale. Nella consapevolezza che se l’Occidente non si riconcilia con la propria tradizione cristiana, di cui lei era orgogliosa pur professandosi atea, non riuscirà mai a riscattarsi dal nichilismo etico e a sconfiggere la minaccia dell’estremismo islamico. Sono due facce della medaglia della sfida epocale in cui Oriana si è spesa con generosità fino all’ultimo dei suoi giorni”.Grazie carissima Oriana. Ti amo ricordare come la donna dal corpo gracile e dall’anima solida, che ti lasciavi accarezzare, stringere la mano e baciare sulle guance. Mentre tu eri sempre in pensiero e i tuoi occhi vagavano a 360 gradi, io percepivo la tua profonda solitudine. Mentre tu eri sempre vigile a tutto ciò che potevi captare dalla lettura dei giornali o dalle conversazioni telefoniche con i pochi “eletti” da te selezionati, io percepivo il tuo desiderio profondo di un contatto autentico con le persone in carne ed ossa. Ti ho voluto sinceramente bene ed ora te ne voglio ancor di più. Ti stimavo tanto ed ora ti stimo al punto da ritenere un dovere civile valorizzare il tuo pensiero e difendere la tua memoria. Vivrai sempre nel mio cuore e nella mia mente. Io non ti dimenticherò mai. Magdi Cristiano Allam

TRIBUTO A MAGDI CRISTIANO ALLAM

LETTERA NUMERO 2
Cari amici,la vittoria di Barak Obama è certamente un fatto di portata storica. Lo è indubbiamente per l’aspetto più manifesto: si tratta del primo presidente afroamericano degli Stati Uniti d’America. Ma io temo che sarà ricordato dalla storia non tanto per il colore della sua pelle, per le sue radici keniote e per il padre musulmano poligamo, ma perché sarà il presidente che accelererà il tracollo dell’America come superpotenza mondiale e, di conseguenza, condurrà alla disfatta dell’insieme della civiltà occidentale. Ciò coinvolgerà inesorabilmente l’Europa, quindi tutti noi, in un processo involutivo di decadenza sia sul piano economico, con il prevalere di una forma di capitalismo alla cinese caratterizzato dal materialismo assoluto e dal consumismo sfrenato senza regole etiche e diritti umani, sia sul piano sociale e culturale, con la diffusione del multiculturalismo infestato dal morbo ideologico del nichilismo, relativismo, islamicamente corretto, buonismo, laicismo, soggettivismo giuridico, autolesionismo e indifferentismo. Io sono sinceramente felice per la vittoria di un giovane di 47 anni alla guida degli Stati Uniti, a maggior ragione se incarna il riscatto di una minoranza etnica che arrivò in America come schiavi. L’America dimostra di essere una nazione dove il rinnovamento generazionale è una costante e dove il cambiamento è un tratto fisiologico perché si radica nel primato dei valori costituzionali che affermano la parità dei cittadini indipendentemente dall’etnia d’origine, dalla confessione o status sociale. Ammiro Obama per la lucidità e l’intuito con cui è riuscito a percepire la voglia di cambiamento degli americani. Un cambiamento ricercato a tutti i costi perché si è attribuito all’amministrazione repubblicana di George Bush la causa e la responsabilità di tutti i mali dell’America. Anche se di fatto la guerra in Iraq sta finalmente registrando la disfatta del terrorismo di Al Qaeda dopo aver rovesciato il regime tirannico di Saddam Hussein. Facile e scontato quindi oggi sostenere a viva voce che è in Afghanistan che ci si deve impegnare massimamente per combattere il terrorismo islamico globalizzato. Ed anche se di fatto Bush, sul piano economico, ha osato l’inverosimile operando un massiccio intervento statale con fondi pubblici a sostegno delle banche fallite dopo l’esplosione della bolla speculativa, ponendo fine al mito del libero mercato che si autoregolamenta da sé, facendosi invece scoprire che il mercato necessita di regole etiche. Il fatto che sia stato un repubblicano, un acerrimo assertore dell’inviolabilità del libero mercato, ad assumere un’iniziativa statalista di stampo socialista, e che ciò avviene nella nazione simbolo del capitalismo, dà l’idea della svolta epocale legata alla fine di un mito. Ammiro Obama per l’intelligenza con cui ha individuato nei giovani il fattore trainante del cambiamento, valorizzando in modo ottimale la loro passione e la loro disponibilità a concedersi totalmente. Ammiro Obama per la straordinaria capacità di coinvolgere l’insieme della popolazione americana nella più ampia e capillare rete virtuale ed economica che ha consentito di dar vita a un mastodontico e consistente sistema di autofinanziamento con milioni di piccoli contribuenti che ha fruttato, fino alla fine del mese di settembre, oltre 600 milioni di dollari di cui la gran parte inviati da sostenitori che, singolarmente, hanno inviato una somma inferiore ai 50 dollari. Anche se certamente Obama ha potuto godere, in partenza, anche del sostegno di grandi finanziatori che lo hanno messo, in un secondo tempo, nella condizione di rendersi economicamente autonomo. Gli americani non ne potevano più di George Bush e del suo Partito Repubblicano, a dispetto di tutto e di tutti, ed Obama ha saputo cogliere questo messaggio. Obama è stato inoltre avvantaggiato dal fatto che il ceto medio, indebolito dalla crisi economica, si è riconosciuto nelle sue posizioni assistenzialiste che promettono maggiori servizi pubblici ai cittadini, quindi con una maggiore presenza dello Stato, rispetto alle posizioni liberiste che affidano allo sgravio fiscale la possibilità dei singoli di godere di un miglior tenore di vita, quindi con una minore presenza dello Stato.Tuttavia ciò che mi preoccupa in Obama è lo spirito sessantottino che ha animato il discorso da lui pronunciato a Berlino, in cui ha elevato la retorica dell’abbattiamo tutti i muri tra tutte le religioni, tutti i paesi, tutti gli uomini, senza porsi delle domande sui contenuti, senza chiedersi perché sono stati eretti questi muri e del pericolo che in essi si annida. Così come mi preoccupano i toni populisti del discorso della vittoria, “l’America è il luogo nel quale tutto è possibile”, “la vera forza della nostra nazione non nasce dalle armi o dalle ricchezze, bensì dalla vitalità dei nostri ideali”. Ciò che mi preoccupa massimamente di Obama è l’assenza di una chiara visione e strategia per il futuro dell’America e del mondo: “La strada che abbiamo davanti sarà lunga. La salita rapida. Forse non arriveremo al traguardo in un solo anno, forse non basterà un unico mandato”. Obama non indica né una strada né un traguardo. Ci dice solo che sarà lunga, rapida e incerta. E’ più concentrato sulla realtà contingente che si esaurisce nella denuncia di ciò che non va, che sulla realtà strutturale che implica la proposta di ciò che si deve costruire. E’ infatuato dal mito del dialogo, dall’illusione che il dialogo sia la panacea di tutti i mali del mondo e che a furia di dialogare anche con i peggiori tiranni, a partire dal presidente nazi-islamico iraniano Ahmadinejad, qualcosa di buono ne uscirà fuori. Ma dato che i suoi consiglieri, ben più avveduti, lo invitano alla cautela per non mettersi contro i poteri forti in America, Obama passa da un estremo all’altro, minacciando anche di muovere la guerra contro l’Iran e contro il Pakistan. Ebbene, cari amici, nel nostro rapporto con la realtà e nella nostra voglia di cambiamento della realtà, noi dobbiamo partire dalla considerazione della realtà per quella che è, e purtroppo, la realtà ci rappresenta un’America e un’Europa in declino sul piano economico e sul piano sociale e culturale. Un declino che si tocca con mano nel constatare l’imperversare del capitalismo alla cinese al punto che oggi la Cina comunista è il principale creditore del debito pubblico americano, e nel successo degli estremisti islamici che adottano il terrorismo dei taglia-lingua nel conquistare spazi sempre più ampi di potere in seno all’insieme dell’Occidente. Un declino che si deve proprio al venir meno del primato dei valori e delle regole che sono il fondamento del riscatto della civiltà occidentale che si alimenta del binomio indissolubile di verità e libertà, di fede e ragione, che ha le sue radici profonde nella fede, nella cultura e nella tradizione cristiana che ha saputo raccogliere l’eredità del pensiero greco, romano, laico e liberale.Cari amici, vi saluto con la convinzione che è giunta l’ora di assumerci la responsabilità storica di agire da protagonisti per affrancarci dall’ideologia suicida del relativismo che affligge l’Occidente e dall’ideologia omicida del nichilismo che arma l’estremismo islamico, per affermare con coraggio e difendere con tutti i mezzi la Civiltà della Fede e Ragione. Andiamo avanti insieme sul cammino della Verità, Vita, Libertà e Pace, per un’Italia, un’Europa e un mondo che considerino centrali i Valori e le Regole, della conoscenza oggettiva, della comunicazione responsabile, della sacralità della vita, della dignità della persona, dei diritti e doveri, della libertà di scelta, del bene comune e dell’interesse generale, promuovendo un Movimento di riforma etica dell’informazione, della società, dell’economia, della cultura e della politica. Con i miei migliori auguri di sempre nuovi traguardi, successi ed un mondo di bene. Magdi Cristiano Allam

TRIBUTO A MAGDI CRISTIANO ALLAM

Carissimi lettori,
da dove eravamo rimasti?riprendo a scrivere consapevole che è passato un pò di tempo...gli impegni sono stati tanti ma l voglia di scrivervi e di farvi sapere la mia ( e di sapere la vostra)su mondo che ci circonda è sempre forte e quindi ho pensato di lasciarvi alcune lettere di Magdi Cristiano Allam,persona e giornalista che stimo moltissimo e che proprio in questi giorni ha fondato un proprio coraggioso movimento politico:"Protagonisti per l'Europa Cristiana". questo movimento, andando ad analizzare il manifesto programmatico porta molto probabilmente una ventata di novità nello scenario politico, e fidatevi che di qui a poco diventerà un personaggio scomodo ai più della politica del "Bagaglino", di quel nefasto teatrino ce ogni giorno noi inermi cittadini siamo costretti a subire. Qui di seguito troverete alcune lettere molto interessanti tratte dall'official web site del movimento www.protagonistiec.it dove dice delle verità assolute su alcuni temi importanti, dal buonismo cristiano nei confronti dell'Islam, alla lotta contro il relativismo ed il nichilismo odierno che porta inevitabilmente all'autolesionismo del nostro popolo...in primis noi come italiani e poi noi come europei.Quindi un sincero tributo ad un grande uomo e, spero, grande politico auspicando per lui ed il suo movimento i migliori successi!!!!Se mi consentite vorrei usare il titolo del suo ultimo libro "Grazie Gesù" dicendo "Grazie Magdi" per questo tuo coraggio!!!!Una luce in queste ombre morali e valoriali!!!Un lampo in questo oscurantismo cretinista odierno, in questa deriva etica della vita e della nostra società,prigioniera di una malattia ideologica che ha portato al più nefasto nichilismo,relativismo,buonismo islamicamente corretto e indifferentismo...questi sono a mio parere i veri MALI della società odierna!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! A VOI QUESTI POST!, NELLA SPERANZA DI FARVI COSA GRADITA!!!! A PRESTO!!!

TRIBUTO A MAGDI CRISTIANO ALLAM

LETTERA NUMERO 1


Cari amici, In un’intervista rilasciata oggi al quotidiano “Avvenire”, il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, sostiene di essere “soddisfatto” per i risultati del primo seminario del forum cattolico-musulmano svoltosi in Vaticano dal 4 al 6 novembre 2008, sia “per il clima di grande libertà nell’esprimere i propri punti di vista”, sia “per i contenuti su cui alla fine si è raggiunto un consenso”. Ebbene vi invito a leggere insieme il testo della dichiarazione finale del forum cattolico-musulmano, che potete trovare integralmente all’interno della rubrica “Il Fatto”. Sono sempre più preoccupato per la grave deriva religiosa ed etica presente in seno al Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso presieduto dal cardinale Jean-Louis Tauran, tendente a legittimare sempre più l’islam come religione e ad accreditare Maometto come profeta. Sono sempre più inorridito dalla mistificazione della realtà, all’insegna della paura, di un cristianesimo che afferma di condividere l’amore di Dio e l’amore per il prossimo con l’islam, facendo finta che non sia vero o sminuendo il fatto che la stragrande maggioranza dei musulmani predica e pratica l’eliminazione fisica degli ebrei e di Israele, legittima il terrorismo islamico e palestinese, condanna a morte per apostasia i musulmani che si convertono al cristianesimo, discrimina e sottomette la donna perché essere inferiore. E su queste posizioni si attesta la stragrande maggioranza dei 138 cosiddetti “saggi dell’islam” che hanno promosso il dialogo con il Vaticano.Da cristiano dico al Papa e alla Chiesa: Fermatevi! Chi crede nella verità di Cristo non può in alcun modo legittimare l’islam e Maometto! Piuttosto aspiriamo al martirio nella fede in Cristo, eleviamoci a testimoni della verità e della libertà, ma non dobbiamo mai e poi mai arrenderci né ai tagliagola né ai taglialingua islamici! Di questo passo, a furia di rincorrere sempre più la benevolenza dei musulmani, la Chiesa finirà per perdere del tutto la fede dei cristiani! “Tutti i presenti hanno espresso soddisfazione per i risultati del seminario e la loro aspettativa di un dialogo più proficuo”, si legge nella conclusione del documento che mette sullo stesso piano il cristianesimo e l’islam come religioni, Gesù Cristo e Maometto come fondatori delle due fedi, spingendosi fino a menzionare il Corano come sigillo della profezia. Il cristianesimo e l’islam vengono raffigurati su un piano di parità in riferimento ai temi cruciali della dignità e della libertà umana, del rispetto della libertà religiosa, della certezza della sacralità della vita, del ripudio della violenza e del terrorismo. Il contesto in cui questo insieme di diritti, valori e regole si esercita viene raffigurato come quello di una società inesorabilmente sempre più multiculturale e multireligiosa, come se fossimo inesorabilmente condannati a rinunciare al primato della nostra civiltà italiana ed europea e della nostra fede cristiana. Il documento del forum cattolico-musulmano confessa che ci sono “punti di similitudine e di diversità che riflettono lo specifico genio distintivo delle due religioni”. E al primo punto, specificando la concezione islamica dell’amore di Dio, si parla del “Santo e amato profeta Maometto” e si indica il Corano come “l’ultimo” dei libri inviati da Dio per guidare e salvare l’umanità. Mi domando: può un cristiano sottoscrivere un concetto simile e addirittura dirsi soddisfatto? Al punto due, indicando che “la vita umana è un dono preziosissimo di Dio a ogni persona”, si dice che “dovrebbe” essere quindi preservata. Come “dovrebbe”? Perché mai si usa il condizionale? Perché mai non si dice chiaramente che la vita non è affatto preservata nei paesi a maggioranza islamica? Al punto tre si parla della dignità umana, dei doni della ragione e del libero arbitrio, come si fossero un patrimonio comune di cristiani e musulmani. Ma dove? Ma quando? Al punto quattro si inaugura una serie di prese di posizioni all’insegna della mistificazione della realtà e dell’islamicamente corretto, in cui cattolici e musulmani vengono messi sullo stesso piano. Ad esempio sostenendo: “Ci impegniamo insieme a garantire che la dignità e il rispetto umani vengano estesi sia agli cristiano mentre non lo è affatto nei paesi musulmani. Perché dunque metterli sullo stesso piano? Il medesimo approccio mistificante e ipocrita lo ritroviamo sulla questione cruciale del terrorismo: “Professiamo che cattolici e musulmani sono chiamati ad essere strumenti di amore e di armonia tra i credenti e per tutta l’umanità, rinunciando a qualsiasi oppressione, violenza aggressiva e atti terroristici, in particolare quelli perpetrati in nome della religione”. Ebbene non mi risulta affatto che ci siano dei terroristi cattolici che perpetrano attentati terroristici nel nome di Gesù! I soli terroristi che oggi uccidono nel nome di Dio e di Maometto sono i musulmani, perché dunque non dire che si tratta di terrorismo islamico? Quando nella mattinata dello scorso 29 ottobre mi recai a visitare il cardinale emerito di Bologna Giacomo Biffi nella sua residenza bolognese, cogliendo l’occasione della mia partecipazione – avvenuta nel pomeriggio nella magnifica aula magna della biblioteca dell’università Alma Mater – dell’autobiografia di Carolina Delburgo “Come ladri nella notte” di cui ho scritto la prefazione, mi ha colpito l’intensità del suo sguardo e la passionalità della sua voce nel ricordarmi che quando negli anni Novanta egli sostenne l’opportunità che gli immigrati venissero scelti sulla base della loro compatibilità sul piano della condivisione dei valori e il rispetto delle regole, quindi con una preferenza per gli immigrati di fede e cultura cristiana, si trovò totalmente osteggiato ed isolato: “Nessuno, anche all’interno della Chiesa, mi sostenne. In pochi mi chiamarono privatamente per dirmi che erano d’accordo con me. Ma nessuno di loro l’ha mai fatto pubblicamente”. Lo stesso è avvenuto anche con la mia “Lettera aperta al Papa”, pubblicata in questo sito il 10 ottobre scorso e che iniziava così: A Sua Santità il Papa Benedetto XVI, Mi rivolgo direttamente a Lei, Vicario di Cristo e Capo della Chiesa Cattolica, con deferenza da sincero credente nella fede in Gesù e da strenuo protagonista, testimone e costruttore della Civiltà cristiana, per manifestarLe la mia massima preoccupazione per la grave deriva religiosa ed etica che si è infiltrata e diffusa in seno alla Chiesa. Al punto che mentre al vertice della Chiesa taluni alti prelati e persino dei suoi stretti collaboratori sostengono apertamente e pubblicamente la legittimità dell’islam quale religione e accreditano Maometto come un profeta, alla base della Chiesa altri sacerdoti e parroci trasformano le chiese e le parrocchie in sale da preghiera e da raduno degli integralisti ed estremisti islamici che perseguono lucidamente e indefessamente la strategia di conquista del territorio e delle menti di un Occidente cristiano che, come Lei stesso l’ha definito, “odia se stesso”, ideologicamente ammalato di nichilismo, materialismo, consumismo, relativismo, islamicamente corretto, buonismo, laicismo, soggettivismo giuridico, autolesionismo, indifferentismo, multiculturalismo. Nessun esponente della Chiesa ha risposto a questa Lettera aperta. Ed anche tra le risposte elaborate da parte degli iscritti alla mia Associazione, taluni si sono sentiti in dovere di difendere i musulmani e persino l’islam, ricordando che nel Medioevo ci fu il genio di Averroè e che anche i cristiani hanno commesso delle atrocità in passato. Ricorrendo anche in questo caso alla mistificazione della realtà e decontestualizzando il discorso. Cari amici, vi saluto con la convinzione che è giunta l’ora di assumerci la responsabilità storica di agire da protagonisti per affrancarci dall’ideologia suicida del relativismo che affligge l’Occidente e dall’ideologia omicida del nichilismo che arma l’estremismo islamico, per affermare con coraggio e difendere con tutti i mezzi la Civiltà della Fede e Ragione. Andiamo avanti insieme sul cammino della Verità, Vita, Libertà e Pace, per un’Italia, un’Europa e un mondo che considerino centrali i valori e le regole, della conoscenza oggettiva, della comunicazione responsabile, della sacralità della vita, della dignità della persona, dei diritti e doveri, della libertà di scelta, del bene comune e dell’interesse generale, promuovendo un Movimento di riforma etica dell’informazione, della società, dell’economia, della cultura e della politica. Con i miei migliori auguri di sempre nuovi traguardi, successi ed un mondo di bene. Magdi Cristiano Allam





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sono un tipo socievole e grande appassionato di politica ed in genere di tutto quello che può far accrescere il proprio bagaglio culturale, sempre pronto a imparare da tutti e sempre pronto a confrontarsi con tutti, mi ritengo un'idealista,forse troppo a volte ma in questo periodo di poco idealismo mi tengo stretto questo lato del mio carattere. da poco sono entrato a far parte del partito "La Destra" e vado orgoglioso di questa mia scelta..anzi..se volete condividere con me questo impegno,anche per il nostro territorio contattatemi all'indirizzo mail ladestralegnago@virgilio.it