AVVISO A TUTTI I LETTORI!!!!

VOLEVO AVVISARVI CHE DA ORA POTETE LASCIARE I VOSTRI COMMENTI SUI MIEI POST...HO MODIFICATO ALCUNE IMPOSTAZIONI CHE CONSENTONO A TUTTI DI POTER SCRIVERE LA SUA SUI MIEI SCRITTI...O ALMENO CREDO!!!!BOH!!!BUON COMMENTO!!!A PRESTO!!!!

Cardini è un grande!>assieme a Massimo Fini e Marcello Veneziani costituisce una triade>straordiaria di menti, cuori e passione!>>>>>>. Passando a tutt’altro argomento, Professor Cardini, lei in gioventù è>stato>>iscritto al Movimento Sociale Italiano e poi alla Giovane Europa, il>movimento>>transnazionale di estrema destra fondato da Jean Thiriart. Al giorno d’oggi>si>>sente ancora un uomo di “destra”?>>>> E’ sempre stato difficile, ma ormai è impossibile definire sul serio che>>cosa siano la “destra” e la “sinistra”. Aveva ragione Giorgio Gaber.>>>>Comunque, per quanto riguarda certe mie opzioni, specie in politica>>socioeconomica, a parte l’essere di destra o di sinistra, io mi sono>sempre>>sentito, e da parecchi anni, piuttosto di stare a sinistra; e misuccedeva>del>>resto già quando ero un giovane missino. Eppure, non mi sono mai granché>>inalberato quando mi definivano “di destra”, e mi succede ancora di>tollerarlo,>>magari replicando con qualche distinzione a mio avviso legittima.>>>>Cercherò di spiegarmi. “Destra” e “sinistra” hanno una lunga e complessa>>storia, dalla fine del XVIII secolo ad oggi: e che la destra valuti>soprattutto>>la “persona” laddove la sinistra privilegia “l’individuo” e “le masse”,che>la>>destra sia per la “comun ità” e la sinistra invece per la “società” (la>famosa>>dicotomia di Tönnies), che la destra privilegi la “libertà” e la sinistra>“l’>>eguaglianza” ( o quanto meno la “giustizia”), che la destra sia per il>>radicamento e la nazione e la sinistra per il cosmopolitismo e l’>>internazionalismo, che la destra sia “conservatrice” e la sinistra>>“progressista”, sono coppie d’opposti tutte plausibili ma in fondolasciano>il>>tempo che trovano: e, nel concreto processo storico, vengono sovente>disattese>>e contraddette. Era di sinistra Guevara, e magari perfino Stalin? Era di>destra>>Peron, e magari perfino Mussolini? Allora, Tanto vale tornare al cane cheè>di>>destra e il gatto di sinistra, al bagno in vasca che è di destra e ladoccia>di>>sinistra.>>>> Quanto a me, per dire la verità, io mi sono sentito sempre “di destra”>>esclusivamente nel senso che mi ha insegnato tra 1958 - quando l’ho>conosciuto>>– e 1966 - quando la tubercolosi contratta in guerra l’ha portato via -,>uno>>dei miei più cari Maestri, Attilio Mordini, studioso tradizionalista,>cattolico>>e terziario francescano. Per Mordini, essere “di destra” aveva un senso>>metafisico, metastorico e metapolitico: significava, per ogni uomo,>ancorarsi>>alla propria Tradizione, le scaturigini della quale sono sempre divine.>>Mordini, filologo e filosofo del linguaggio, insegnava che le linguehanno>>origini non “naturali” e “umane”, bensì metafisiche e sacrali; e che ogni>>Tradizione è sacra e ogni popolo, ogni gruppo umano storicamente>qualificato>>deve tenersi fedele alla propria. Le Tradizioni dialogano senza dubbio,e>sono>>portatrici tutte di una Verità analoga, anzi omogenea. Ma non spetta agli>>uomini trovare la chiave di questa analogia, di questa omogeneità: per>quanto>>non sia illecito cercarla con gli strumenti del sapere gnostico o di>quello>>mistico. La Tradizioni, tutte collegate tra loro, non comunicano>>orizzontalmente tra loro, bensì verticalmente, in Dio. Era lo stesso>>insegnamento di Nicola Cusano. Nella tradizione occidentale, la fedeltà>alla>>Tradizione si traduceva, storicamente, nella fedeltà ai valori cristiani,>>gerarchici e solidaristici dell’Europa prerivoluzionaria: quindi nell’>>opposizione rispetto ai due massimi nemici di essa, l’individualismo e il>culto>>del danaro per il danaro, del progresso per il progresso. Il punto è che,>sul>>piano storico, almeno dalla metà dell’Ottocento la “destra” si è>sviluppata,>>come “luogo” d’una tendenza politica, proprio come vocazione all’>>individualismo, alla produzione e gestione della ricchezza, alla>venerazione>>del progresso: danaro e progresso sentiti non già come mezzo bensì come>fine,>>ma un fine che per sua natura escludeva qualunque altri fini e nonfissava>>neppure un termine per se stesso. Individualismo e meccanismo produzione->>profitto-consumo come mète costanti ma inesauribili del genere umano.>Rispetto>>a questa “destra” liberale, liberista, progressista, materialista (anche>se>>cristiana sotto il profilo formale), la Destra tradizionalista non puòche>>sentirsi agli antipodi: anzi, sovente molto più vicino ad alcune aree>della>>sinistra, le quali propongono obiettivi almeno in superficie e inapparenza>più>>vicini a lei, quali il rispetto delle culture folkloriche, ilsolidarismo,>la>>giustizia sociale. Il Cristo Re della Destra e il “Cristo socialista” di>certe>>aree della sinistra si somigliano tra loro almeno quanto consenta ad>entrambi>>di riconoscersi nella lotta contro l’Anticristo turbocapitalista; e se l’>>Anticristo turbocapitalista affascina alcune Chiese cristiane storiche,>tanto>>peggio per quelle Chiese. Vi sono poi idee come quella di “Nazione”, nata>alla>>fine del Settecento “a sinistra” (per fronteggiare il Trono e l’Altare) e>>finite “a destra”, ma in un tipo di “destra” che, dall’esperienza>bonapartista>>al saintsimonismo al socialismo utopistico (soprattutto Sorel) al>sindacalismo>>rivoluzionario, è sempre stata permeata di valori sociali. Il fascismo,>per>>esempio, è nato da questi valori, anche se essi forse non si sarebberomai>>“innescati” nella storia senza la tragedia della falsa e ingiusta pace di>>Versailles del 1918.>>>> Quanto a me, ogni uomo ha la sua storia. Sono arrivato al MSI in calzoni>>corti, tredicenne, nel 1953: erano i tempi di Trieste italiana; poi ci>sono>>rimasto a causa del 1956 e della sollevazione ungherese. La miaeducazione>>cattolica e l’amicizia stretta con il gruppo di Attilio Mordini mi hanno>subito>>vaccinato da liberismo, nazionalismo e giacobinismo, i pericoli della pur>>schizofrenica destra neofascista missina; l’antisemitismo, ereditàambigua>e>>rivoltante dell’ultimo fascismo, mi è sempre stato estraneo e l’ho sempre>>avvertito come repellente (anche quando, prima dell’affare Eichmann, in>realtà>>se ne parlava pochissimo), grazie soprattutto sia appunto alla mia>educazione>>cattolica, sia al magistero di Attilio Mordini che aveva intrapreso con>grande>>ammirazione lo studio della Kabbalà, era membro di un’associazione>fiorentina d’>>amicizia cristiano-ebraica e profondamente radicato nella rivendicazione>dell’>>eredità ebraica come seme fecondo del cristianesimo. Semmai, dell’>esperienza>>fascista m’interessavano le “fronde”, che sovente avevano inclinato verso>>simpatie socialiste, anarchiche o addirittura comuniste; pensosoprattutto>all’>>esperienza di Berto Ricci e a quello che uno studioso contemporaneo ha>definito>>il suo “fascismo impossibile” (a mia volta, ho preferito chiamare quella>mia>>esperienza adolescenziale un “fascismo immaginario”). Condividevo questi>gusti>>e queste tendenze con un piccolo gruppo di amici. A questo ambiente di>margine,>>ma culturalmente vivo e fecondo, debbo ovviamente l’uscita nel 1965 dalMSI>e l’>>incontro – nell’ambito del gruppo europeista di Jean Thiriart – con la>>complessa e contraddittoria produzione intellettuale dei “fascisti”>francesi,>>“fascisti” senza dubbio alquanto a modo loro e in molti modi tra loro>>differenti e opposti; e, tra tutte quelle forme, la più vicina e>congeniale>>alla mia formazione fu il “socialismo fascista” ed europeista di Pierre>Drieu>>la Rochelle. Ho ormai superato da oltre un quarantennio queste forme d’>>ispirazione e di sollecitazione, ma riconosco che ad esse debbo ancora>molto:>>anzitutto il mio radicale, incrollabile, rigoroso europeismo. E’ ovvioche>>questa Unione Europea, burocraticamente oppressiva e politicamente>inesistente,>>non mi piaccia: ma a contribuire alla costruzione di un’autentica Patria>>Europea non rinunzierò mai.>>>> 5. Lei si ritiene anticapitalista?>>>>Ho già risposto implicitamente poco fa. Sono decisamente solidarista e>>apprezzo la dottrina sociale della Chiesa; se non sapessi che ilsocialismo>è>>in realtà qualcosa di molto di più e di molto diverso rispetto a una>semplice>>teoria socioeconomica, non esiterei a definirmi socialista. Ciò>dichiarato,>>debbo tuttavia aggiungere che come forma storico-sociale il capitalismo,>quando>>e nella misura in cui accetta di farsi “civico” (secondo del resto la>>“classica” indicazione di John StuartMill), può convivere e collaborare>ad>>esempio con lo “stato sociale”, dimensione politica e istituzionale che>una>>seria e sana destra politica dovrebbe difendere strenuamente, come sua>ultima>>vera ridotta, contro l’offensiva delle lobbies multinazionali senzavolto,>>senza patria e senz’altro scopo che non sia il profitto. Mi sembrainvece>che>>la stessa sinistra stia abbandonando questo spalto, correndo dietroancora>una>>volta – è fenomeno frequente negli ultimi anni – alla destra nella>politica>>delle “privatizzazioni”, della quale in genere diffido e che in alcuni>casi>>specifici mi sembra davvero sconsiderata.>>>>6. Crede che la debacle elettorale della sinistra radicale (ma anche>>dell’estrema destra) alle ultime elezioni politiche sia il frutto dell’>>americanizzazione della società italiana?>>>>Premesso che è bene non nasconderci dietro a un dito e non tacere che la>>débacle delle “estreme” radicali (nel senso etimologico dell’aggettivo) è>stata>>causata anche dalla miseria del livello dei loro quadri dirigenti ed>esecutivi,>>è chiaro che è un po’ così: anche se esiterei a chiamarla,riduttivamente,>>“americanizzazione”. Il fatto è che oggi le società civili e le opinioni>>pubbliche dei vari paesi europei sono ridotte a larve miserabili, asacche>>vuote prive di qualunque informazione sulla realtà che le circonda e di>>qualunque aspirazione: che poi esse siano preoccupate dai segni della>crisi>>incipiente, è prova ulteriore della loro vuotezza. Dinanzi al fallimento>>gigantesco del turbocapitalismo, che sta già avanzando a gran passi e che>si>>annunzia ovviamente come crisi che colpirà prima e soprattutto i ceti più>>fragili, si sta reagendo o con la totale “demobilitazione delle masse”>(al>>contrario di quel che facevano i grandi totalitarismi del XX secolo), con>l’>>anestetizzazione totale a base di culto delle libertà individuale e dei>consumi>>nonché di forti dosi di “società-spettacolo” e di “politica-spettacolo”>che>>riducono i cittadini a spettatori e a consumatori, oppure con lecolossali>e>>ben congegnate campagne imbonitrici che mettono in guardia contropericoli>>inesistenti (caso-limite il terrorismo islamico) e ne assumono anzi il>pretesto>>per la riduzione delle libertà civili effettive (si pensi allo scandaloso>>Patriot Act negli Stati Uniti). E’ chiaro che una società così>condizionata>>“serra al centro”, nell’illusoria sicurezza della “pace” e della>“sicurezza”,>>magari demonizzando qualunque prospettiva alternativa, trattata da “male>>assoluto”. Destra e sinistra finiscono con il somigliarsi, propongono>entrambe>>“rilancio”, “ripresa” e appunto “pace” e “sicurezza”, e si tengono a>galla>>offrendo ai poteri che davvero contano (le varie lobbies) i servigi di un>>“comitato d’affari” costituito da uno staff politico e parlamentare>>oligarchico, garantito da competizioni elettorali sempre piùaddomesticate>(si>>pensi alle ultime elezioni politiche in Italia, con liste “blindate”dalle>>singole segreterie e quindi un parlamento designato da ciascuna di esse,>per>>quanto poi formalmente legittimato da un fiacco voto popolare). Ipolitici>>divengono in tal modo sempre più la cinghia di trasmissione dalla volontà>delle>>lobbies finanziarie e imprenditoriali alle sedi del potere legislativo ed>>esecutivo incaricate di elaborare e legittimare provvedimenti in lineacon>gli>>interessi di quelle stesse lobbies.>>>>7. Qual è la sua opinione sulla xenofobia e sul razzismo? Secondolei>è>>motivata la paura della cosiddetta “invasione islamica”, tesi sostenutada>vari>>movimenti della destra radicale e dalla Lega Nord?>>>>La xenofobia (cioè la paura del “diverso”, dell’ “estraneo”, è fenomeno>che>>infallibilmente si verifica, in varia misura, nelle società coinvolte in>rapidi>>e massicci fenomeni di mutamento sociodemografico: si fonda su istinti in>fondo>>“naturali” e, a piccole dosi, è come i germi del morbillo o della>scarlattina:>>finisce col creare una lieve infezione che alla lunga ha effetto>immunizzante.>>Se le dosi si fanno massicce o i tempi di esposizione al contagio sifanno>>intensi, il discorso cambia. Sappiamo bene, da molti e illustri esempi>storici,>>che la “paura dell’Altro” (l’ebreo che ti seduce la donna, il marocchinoche>ti>>ruba il lavoro e così via…) servono da tempo come alibi per impedire che>la>>gente si renda conto con maggior chiarezza e precisione delle peraltro>>complesse dinamiche sociali che dominano i processi storici in tempi di>crisi.>>Un esempio. I gruppi di estrema destra o della Lega Nord sono>sostanziosamente>>finanziati da vari anni, tra l’altro, da imprenditori di pochi scrupolii>>quali chiudono (contro la legge) le loro fabbriche in Italia, vanno a>riaprile>>in luoghi dove la manodopera è molto più a buon mercato (la Romania, l’>Albania>>ecc.) e in questo modo sottraggono – cioè, letteralmente, rubano – lavoro>agli>>italiani e al tempo stesso si arricchiscono sfruttando la sottopagata>>manodopera euro-orientale: dopo di che, hanno interesse a che i>responsabili>>della rarefazione del lavoro in Italia siano identificati negli>>extracomunitari. E’ d’altronde un dato obiettivo che l’alto afflusso di>>extracomunitari clandestini crea ogni sorta di problemi e concorre a far>>crescer varie forme di microdelinquenza. Si deve lottare contro questi>fenomeni>>con rigore: e le leggi al riguardo ci sono; se non ci sono, si possono>sempre>>fare. Chi parla al riguardo di “tolleranza zero” esprime un parereassurdo:>dal>>momento che dovrebbe essere sottinteso che, nei confronti di qualunqueforma>di>>delinquenza, la tolleranza in un stato di diritto deve per forza essere>sempre>>“zero”. Quanto all’invasione islamica, semplicemente: non esiste. In>Italia,>>paese di sessanta milioni di abitanti, i musulmani non sono nemmeno un>milione:>>dunque non arrivano al 2% , di cui circa 10.000 (vale a dire l’1% diloro)>sono>>italiani convertiti, che per il fatto di essere diventati musulmani non>hanno>>certo cessato di essere “occidentali”. Molti di questi musulmani sono>cittadini>>italiani, magari da poco, hanno casa, famiglia, lavoro; altri sonoimmigrati>in>>regola con la legge. Una minoranza tra loro fa attività sociale,culturale,>e>>in pochi e ristretti casi (noti e controllati) anche proselitistica. Da>sette>>anni, cioè dall’indomani dell’11 settembre del 2001 a oggi, i casi di>musulmani>>fermati per attività terroristica si contano sulle dita delle mani, esono>>stati poi quasi tutti regolarmente rilasciati senza che al loro carico>>emergesse un minimo d’indizio concreto. Nel nostro paese, non c’è mai>stato>>alcun attentato che sia stato fatto risalire a una matrice “islamico->>fondamentalista”. Ci sono imprenditori musulmani e qualche intellettuale>>musulmano, ma non mi sembra che la loro attività sia particolarmente>presente>>sul nostro territorio. A che cosa allude chi parla dei “minareti” che>>andrebbero a “disturbare” il nostro paesaggio? Di moschee con minareto,in>>Italia c’è solo quella di Roma, che non disturba un bel niente: anzi, è>>architettonicamente apprezzabile. Il paesaggio lo hanno distrutto damezzo>>secolo a questa parte i nostri speculatori: basti vedere come sonoridotti>>alcuni tratti del nostro litorale e alcune nostre periferie cittadine. Io>vado>>a messa ogni domenica: ma, siccome per il mio alvoro mi muovo molto,>frequento>>differenti chiese in varie città d’Italia. Non mi è mai capitato, intanti>>anni, di trovarmi davanti a un picchetto di musulmani che distribuisse>>materiale proselitistico. Le nostre tradizioni si vanno autodistruggendo,>è>>vero: ma si tratta di un processo lungo, iniziato da molto tempo. L’Islam>non c’>>entra. Le tradizioni non si distruggono dall’esterno, franano sempre dall’>>interno. Del resto, l’islamofobia è un po’ passata di moda: i centri che>la>>promovevano ora hanno interessi di altro genere, guardano alla Russia e>alla>>Cina. Sempre cercando il Nemico Metafisico da sbattere in prima paginaper>>impedire alla gente di accorgersi che il vero pericolo, il vero nemico, s’>>identifica con quelle forze che ormai da anni gestiscono ilturbocapitalismo>e>>la speculazione finanziaria; quelle stesse che, ora che il petrolio sta>>esaurendosi, sono già partite addirittura all’appropriazione e alla>>privatizzazione dell’acqua.>>>>8. L’intellettuale transalpino Alain de Benoist ha sostenuto molte volte>del>>concetto di Impero. Secondo de Benoist la crisi dello Stato Nazione,>troppo>>grande per rispondere alle aspettative quotidiane della gente e troppo>piccolo>>per far fronte alle problematiche che si sviluppano oramai su scala>planetaria,>>richiederebbe di ripensare l’Europa in termini Imperial-federali. Qual èla>sua>>opinione sul tema dell’Europa Imperiale?>>>> “Impero” è una gran bella parola, ma temo che la gente la confonda conil>>suo pseudosemiomonimo, “imperialismo”, che al contrario è bruttissima. L’>>empire, c’est la paix, diceva Napoleone III: ma alludeva alla repubblica>retta>>da un monarca e da una dinastia in quanto garanzia contro il disordine.>Oggi,>>intenderei la parola “impero” – in armonia del resto con i suoi esempi>storici,>>o alcuni fra essi: l’impero romano, la “monarchia di Spagna” – nel sensodi>un’>>auctoritas suprema e indiscussa che sia giudice e regolatrice d’una>pluralità>>di soggetti diversi tra loro, ciascuno retti da proprie istituzioni e>>armonicamente conviventi. In questo senso, l’ “impero” sta all’esatto>opposto>>delle compagini magari eterogenee, ma tenute insieme dall’autorità edalla>>forza di uno stato egemone, che naturalmente tende a gestirne politica ed>>economia secondo i suoi interessi. “Europa Imperiale” è un’altra bella>>espressione: sarebbe stato l’ideale – credo sostenuto in buona fede – da>>Napoleone: un’unione di differenti nazioni sotto l’egida di una potenza>garante>>e protettrice che però accetti di non giocare (magari passato il momento>della>>necessaria emergenza) un ruolo egemone. Ma quel disegno si è infranto>ancora>>prima di Waterloo: è morto nelle pianure russe e tra le cannonate della>>battaglia di Lipsia. Una potenza egemone è comunque necessaria, disolito,>a>>creare formazioni federali o confederali: si pensi alla storia dell’Italia>e>>della Germania nell’Ottocento, con i loro Piemonte e Prussia. Ma,>>fenomenologicamente, non è sempre detto. Anche Hitler aveva un’idea>>“napoleonica” dell’”Europa Imperiale”, l’idea alla quale fu guadagnatoDrieu>La>>Rochelle: ma il suo impero era senza dubbio più nettamente e pesantemente>>egemonia germanica di quanto Napoleone non concepisse l’egemoniafrancese.>>Thiriart, neobonapartista e anche un po’ filohitleriano (quanto menosotto>il>>profilo del suo europeismo), pensava in termini un po’ astratti a una>“Europa->>Nazione”. Ma il suo concetto era rozzamente elaborato e stoticamentepoco>>realistico: gli statunitensi possono pensare a se stessi come alla>“Nazione>>americana”, ma i singoli states hanno una storia diversa, più breve e>fragile>>di quelli europei; e c’è inoltre un sostanziale monolinguismo, valore>>importantissimo. Pensare a un’ “Europa-Nazione” è impossibile. Credo si>possa>>invece pensare ad essa come a un Grossvaterland che sintetizzi e>riassuma,>>senza annullarli, i vari Vaterländer nazionali o anche etnici. Ma per>questo è>>necessaria una struttura federale o confederale: l’Unione Europea non è>nulla>>di tutto questo: e non lo sarà mai finché i singoli stati non sidecideranno>a>>creare una vera compagine istituzionale cui affidare, cedendola, unaparte>dei>>poteri detenuti fino ad oggi dai singoli governi, soprattutto in politica>>estera e nella difesa. Senza leggi federali valide dappertutto, unacomune>>politica estera e un esercito comune, non si costruisce alcuna unità né>>federale, né confederale. Nell’Unione Europea attuale – che non è “dei>popoli”,>>bensì “dei governi” – di davvero comune c’è solo la moneta. Necessaria,>>fondamentale: ma non sufficiente>>>>

VITA E VALORI - AD UN CARO AMICO

Ciao fratello!volevo ricambiare il piacere che mi hai fatto scrivendosul mio blog e così ho pensato di scrivere a te e se vorraipubblicarlo a me fa piacere.La rubrica che tu curi "L'urlo di Minsk" (www.webislife.it) èmolto positiva perchè consente a chiunque di dire la sua suun'argomento che il cretinismo relativista odierno ha molto spessofatto passare in secondo piano:la VITA. E l'ho scritta a carattericubitali perchè la vita e l'amore per essa deve essere sempreimprescindibile ed universale..teoricamente..ma alla fine non è semprecosì...non è così perchè il rispetto per l'altrui persona ormai èdivenuto obsoleto...e sì che dovrebbe essere il sentimento che famuovere il mondo...che lo conduce alla retta via di Pace eprosperità...e qui la parola Rispetto per il prossimo e quindi per laVita del prossimo è andato via via scemando dal rispetto per glioggetti e non più per le persone...e quale oggetto che gode dimaggior rispetto ha preso il posto secondo voi nella Vita diognuno????I SOLDI e l'importanza che troppo spesso diamo a questoCONVENZIONALE SISTEMA DI SCAMBIO!Questa dovrebbe essere la definizionegiusta di soldi e non TUTTO come molto spesso lo definiamo!!!!Oramai isoldi danno la FELICITA',danno RISPETTO,danno NOTORIETA',dannoposizione SOCIALE,danno la POSSIBILITA' DI DIFFERENZIARSI DALLA MASSA,quando non capiamo che ormai hanno preso il sopravvento sulla nostraesistenza rendendoci schiavi conscenzienti o inconsapevoli delDENARO.Anzi... per usare un gioco di parole, se me lo consentite, unaprerogativa ai soldi la darei...DANNO DANNO!!!Sono strumento diMANCANZA di rispetto nei confronti dei meno abbienti(ditemi chi ha ilcoraggio al giorno d'oggi di avvicinarsi ad un clochard e fare 2chiacchere???), sono portatori di INFELICITA'(chi non ne ha e li cercadisperatamente si trova ad essere insoddisfatto e chi ne ha e vuolearricchirsi non fa altro che generare infelicità a se stesso e a chigli sta intorno..)e a volte sono il prezzo da PAGARE per la propriasete di notorietà che può sfociare molto spesso nella PROSTITUZIONEVALORIALE DELLA PROPRIA MORALITA'.Consentitemi questo termine forte(prostituzione) che non vuole essere denigratorio nei confronti dischiave barbaramente costrette a vivere sulla strada(pagate con isoldi degli infelici)ma vuole essere un'URLO di sdegno per chi non hapiù valori e cerca di comprarli al prezzo della felicità propria oaltrui...voglio urlarlo a chi per far parlare di se deve andare in tve si fa aiutare dai Televoto e non da chi magari avrebbe a cuore lasua serenità...a chi ucciderebbe per trovare un posto al sole deicretini...a chi non ha più niente da dare a se stesso e vuole donarequel niente agli altri portandoli ad un circolo vizioso senza TEMPO e senza FINE.Questo e' quelloche siamo e chi non è così involontariamente entra in questo vortice di cretinismo...L'unica soluzione la si ha solo con l'OBSOLETA (cosi ormai la trattano i media ed in un certo senso tutti noi)PAROLA DI DIO...Bistrattata,mercificata,moralmente bestemmiata dai GIUDA del nostro tempo... vorrei salutare con una frase diGOETHE:"FRA TUTTI I POSSEDIMENTI DELLA TERRA IL PIU' PREZIOSO E' IL NOSTROCUORE, E FRA MIGLIAIA DI PERSONE NON CE NE SONO DUE CHE LOPOSSIEDANO".QUESTA E'LA V E R A R I C C H E Z Z A!!!GRAZIE!

SPECIALE COMMEMORAZIONE DELLA GRANDE GUERRA 90° ANNIVERSARIO

CARI AMICI LETTORI, VI LASCIO UN POST IMPORTANTISSIMO DATOMI DAL MIO AMICO PAOLO SULLA GRANDE GUERRA DEL 1915/1918 TROPPO SPESSO DIMENTICATA E MEDIATICAMENTE BISTRATTATA...PROPRIO QUALCHE GIORNO FA E' MORTO UNO DEGLI ULTIMI CAVALIERI DI VITTORIO VENETO...UN'EROE D'ALTRI TEMPI CHE NON FA NOTIZIA..CON QUESTO VOGLIO DARE A LUI E A TUTTI QUEGLI EROI DIMENTICATI IL TRIBUTO CHE SI MERITANO...A VOI QUALCHE NOTIZIA INTERESSANTE CHE SPERO POSSIATE APPREZZARE...UN SALUTO AL CARO AMICO PAOLO!!!
SCHIERAMENTO E STATISTICHE -La dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria-UngheriaLO SCHIERAMENTO DELLE NAZIONI BELLIGERANTINell'immagine riportata di seguito e' mostrato lo schieramento assunto daiprincipali Paesi del mondo, durante la Prima Guerra Mondiale. E' bene inoltrericordare che molte Nazioni mondiali, allora appartenenti ai domini colonialidelle principali Potenze europee, forniroro il proprio contingente militare insupporto dei rispettivi alleati e/o furono loro stesse teatro di scontri,perlopiu' scatenati per cercare alleggerire e sbloccare la guerra di posizionesui due Fronti principali paneuropei.Imperi Centrali:Tedesco, Austro-Ungarico, Ottomano, Bulgaria, LibiaAlleati o IntesaFrancia, Gran Bretagna, Belgio, Portogallo, Russia, Romania, Serbia, Grecia,Italia,Giappone, Cina, Montenegro, Usa, Brasile, Perù, Bolivia, Panama, Cuba,Guatemala, Nicaragua,Costa Rica, Haiti, Honduras, Equador, Liberia, San Marino.Le forze in campo all'inizio del conflitto.Gli imperi centrali, ad esclusione dell'Italia, potevano contare su unapopolazione di 120 milioni di uomini contro i 238 dei paesi dell'Intesa (GranBretagna, Francia e Russia), divisi però linguisticamente e geograficamente.Gli austro-tedeschi schieravano, all'inizio del conflitto, 147 divisioni difanteria e 22 di cavalleria, mentre l'Intesa faceva affidamento, per un prontoimpiego, su 167 divisioni di fanteria e 36 di cavalleria. La notevoledifferenza demografica tra i due blocchi fece sentire i suoi effetti con ilprolungarsi delle ostilità.Inizialmente, infatti, solo la Francia fu costretta a reggere quasi del tuttoil peso dell'attacco tedesco, schierando tutte le sue 72 divisioni di fanteriae le 10 di cavalleria per fronteggiare le 87 divisioni di fanteria e le 11 dicavalleria dell'esercito tedesco, peraltro di gran lunga superiore perartiglieria. La Russia, pur dando il suo contributo, non aveva ancora portatotutte le sue truppe sul fronte polacco per esercitare la necessaria pressionead est.Così, già nel1916, Francia e Germania furono obbligate ad attingere alleproprie riserve demografiche. La Francia, ad esempio, fu costretta a rivedere isuoi parametri di reclutamento chiamando alle armi anche gli ausiliari, iriformati, gli esentati, con la conseguenza di un abbattimento della qualitàdelle proprie forze armate. Nei mesi successivi, la Gran Bretagna riuscì aschierare ben 70 divisioni e la Russia, aiutata da Stati Uniti e Giappone, fufinalmente in grado di mobilitare gli uomini e i mezzi finora bloccati inCaucaso, in Siberia e in Turchestan.La schiacciante superiorità in mare da parte dell'Intesa permetteva iltrasferimento delle truppe e lo spostamento dei mezzi nei vari teatri dioperazione, compensando così la divisione geografica del blocco anti tedesco.La Gran Bretagna, da sola, poteva schierare 64 corazzate contro le appena 40navi da battaglia tedesche. La Francia, invece, aveva concentrato la sua flottadi 21 corazzate e 30 incrociatori nel Mediterraneo per contrastare la marinaaustriaca, anch'essa inferiore per numero di oltre la metà. Quasi ininfluentela flotta russa, che pur possedendo 8 corazzate e 22 incrociatori, è bloccatanel Mar Nero e nel Baltico.Il Fronte Occidentale dal 1914 al 1918(cliccare sulla mappa per ingrandire)Le ragioni della guerraLa crisi del 1914 può definirsi l'esplicazione militare di una lunga tensionepolitica tra le grandi potenze europee che si trascinava da almeno un decennio:una prima crisi risale al 1905, in occasione delle iniziative tedesche perarginare l'espansione francese in Marocco; nel febbraio-marzo del 1909, poi,con l'annessione della Bosnia Erzegovina da parte austriaca, si riaccende larivalità austro-russa nei Balcani; nell'agosto del 1911, una nuova crisimarocchina porta ad un nuovo confronto diplomatico tra Francia e Germania.Nel 1912-13, infine, abbiamo le due guerre balcaniche, che mettono nuovamentein pericolo la pace tra Russia e Austria. Queste tensioni hanno tenuto incostante stato di allerta le maggiori potenze europee e di conseguenza portatoad una inarrestabile corsa agli armamenti terrestri e navali.Contemporaneamente, il vento nazionalista aveva tenuto sotto pressionel'opinione pubblica alimentando un certo odio tra i popoli, sia in virtù deldesiderio di potenza della propria nazione siaotto forma di rivendicazionietniche, come appunto il confronto tra Serbia e Austria.La propaganda nazionalista, inoltre, aiutò molto i governi nel giustificaredinnanzi all'opinione pubblica le ingenti spese per il riarmo e per lespedizioni coloniali. Alla base delle tensioni internazionali vi erano comunqueimportanti interessi economici e territoriali per il controllo degli scambiinternazionali, soprattutto alla luce delle ripetute crisi economiche avutositra il 1907 e il 1914.La dichiarazione di guerraIl 28 giugno del 1914 era stato ucciso a Sarajevo il principe ereditarioFrancesco Ferdinando. L'omicidio ebbe subito dei risvolti politici inaspettati,e in breve le cose precipitarono. Il dispiacere dell'Imperatore FrancescoGiuseppe si trasformò in un semplice espediente per permettere all'Austria dicoronare il grande sogno di estendere il suo Impero nei Balcani. L'ultimatumdel 23 luglio alla Serbia non fu altro che l'ennesima scena teatrale da partedell'Austria per giustificare la propria buona fede di fronte alle diplomazieeuropee.Il governo austro-ungarico accusava la Serbia di una complicità indirettanell'organizzazione dell'attentato, poiché l'arma usata dall'omicida erarisultata di fabbricazione nazionale ( arsenale di Belgrado ). Come garanzia sichiedeva che alle relative indagini fossero rese partecipi anche le autoritàaustriache. In caso contrario il Governo serbo sarebbe stato ritenuto complicee di conseguenza l'Austria avrebbe considerato l'attentato come un atto diostilità nei suoi confronti. L'ultimatum aveva messo in guardia la Russia cheaveva schierato le proprie truppe sul confine Carinziano, minacciando diintervenire in caso di aggressione alla Serbia.Trascorsa appena una settimana, il 29 luglio, giungeva puntuale ladichiarazione di guerra alla Serbia che faceva precipitare il mondo nelterrore. Il 30 luglio, i primi proiettili di artiglieria colpivano la capitaleSerba. Alla notizia del bombardamento, la Russia dichiarò la mobilitazioneparziale contro l'Austria.Da quel momento, tutti gli Stati Maggiori europei iniziarono i loropreparativi per la guerra. I tedeschi, per primi, avevano proclamato ilKriegsgefahrzustand ( stato di pericolo di guerra ). Si trattò, in realtà, diuna sorta di paravento diplomatico che durò solo due giorni.Il 31 luglio, di fatti, la stessa Germania inviava un ultimatum alla Russiaper costringerla a sospendere i provvedimenti militari contro l'Austria eintimava alla Francia di non intervenire in caso di conflitto russo-tedesco.Allo scontato Niet dello zar, la Germania opponeva, il 1° di agosto, la suadichiarazione di guerra, il giorno dopo, chiedeva al governo belga il liberopassaggio delle proprie truppe in caso di guerra contro la Francia; il 3 diagosto dichiarava guerra anche a quest'ultima.A nulla erano servite le precauzioni di Parigi, che aveva fatto ripiegare di10 km i propri soldati dalla frontiera, per evitare incidenti e così dare aditoalla Germania per farsi una ragione sulla guerra. La possibilità di evitare ilconflitto era stata creduta dai francesi fino all'ultimo. Dice Pierre Renouvinche, il 12 giugno1914, l'ambasciatore di Francia a Berlino aveva scritto: “Sonolungi dal credere che in questo momento ci sia nell'aria qualcosa cherappresenti per noi una minaccia; proprio al contrario”. Alla violazione dellaneutralità belga da parte dei tedeschi, la Gran Bretagna scioglieva anch'essaogni riserva ed entrava in guerra a fianco dei francesi. L'Italia rimaneva perora neutrale.Pochi giorni dopo la dichiarazione di guerra dell'Austria-Ungheria allaSerbia, il 3 agosto 1914, il governo presieduto da Salandra dichiarò laneutralità dell'Italia. Sul piano formale si era richiamato a una delleclausole del trattato della Triplice alleanza, firmato nel maggio 1882 conGermania e Austria-Ungheria e più volte rinnovato, che prevedeva l'interventomilitare solo in caso di aggressione a una delle tre monarchie.In realtà, il paese era diviso tra neutralisti e interventisti. Fra i primi,in maggioranza, i cattolici, i liberali di Giolitti e i socialisti; fra isecondi, gli irredentisti, i liberali conservatori, i socialisti riformisti,poi i repubblicani e l'ala defezionista socialista guidata da Mussolini. Aconferma di uno stato di instabilità e incertezza politica, all'interno diquesti schieramenti le posizioni subirono profondi mutamenti tra l’estate del1914 e la primavera del 1915. I nazionalisti, ad esempio, sostenevanol'intervento, ma inizialmente a fianco della Triplice e solo dopo a fiancodell'Intesa. A sfavore dell'alleanza con gli Imperi Centrali pesavano lesconfitte subite nel 1866 nella terza guerra d'indipendenza contro l'Austria,al termine della quale era comunque stato acquisito il Veneto, ma non ilTrentino e parte della Venezia Giulia, rimaste sotto il controllo del governodi Vienna. Seguendo ancora una volta, e non sarà l'ultima, l'ambigua politicadel doppio binario, Roma intavolò trattative con Vienna per ottenere in viapacifica le terre irredente, senza però raggiungere nessun risultatotangibile.Il passo decisivo per il mutamento delle alleanze fu rappresentato dal pattofirmato segretamente a Londra il 26 aprile 1915 con i rappresentanti di GranBretagna, Francia e Russia, in base al quale l'Italia si impegnava a scenderein guerra a fianco dell'Intesa entro un mese. In cambio, in caso di vittoriaavrebbe ottenuto, fra l'altro, il Trentino e l'Alto Adige fino al Brennero,Trieste, Gorizia, Gradisca, parte dell'Istria e della Dalmazia, dirittisull'Albania.Dopo la denuncia della Triplice alleanza il 3 maggio, il governo Salandra,sulla spinta anche degli interventisti che avevano dalla loro parte unpropagandista come Gabriele D'Annunzio, presentò al governo di Vienna ladichiarazione di guerra il 23 maggio 1915 , fissando l'inizio delle ostilità algiorno successivo.La preparazione degli eserciti Italiano e Austro-UngaricoSul piano strettamente militare, l'esercito italiano, guidato dal capo distato maggiore Alberto Pollio dal giugno 1908 al luglio 1914, aveva rafforzatole linee di difesa soprattutto sul fronte nord-orientale, avviando lamodernizzazione degli armamenti e riorganizzando le forze dopo la campagna diLibia del 1911-1912. Luigi Cadorna, succeduto a Pollio, pur nell'incertezzadella situazione politica interna ed estera, diede inizio alla mobilitazione epoco dopo lo scoppio delle ostilità si trovò ad avere a disposizione 4 armate,suddivise in 14 corpi d'armata e 40 divisioni per un totale di 1.090.000uomini, 216.000 quadrupedi, 3.300 automezzi, 930.000 fucili, 620 mitragliatricie oltre 2.150 pezzi d'artiglieria. Sui circa 650 km di confine tra Italia eAustria le forze italiane furono così distribuite: la armata, dallo Stelvioalla val Cismon (passando per il Cevedale, Tonale, Adamello, alto Garda,altipiani di Tonezza e Asiago); 4a armata in Cadore e Carnia. Dal Monte Caninlungo il fiume Isonzo fino al mare la 2a e la 3a armata.Gli austriaci misero in campo 221 battaglioni divisi fra comando del Tirolo,gruppo d'armata della Carinzia e 5a armata sul fronte isontino. La parzialeinferiorità numerica delle loro forze era compensata da uno schieramento piu’favorevole perche’ appoggiato a postazioni dominanti e ben protette, servite daun'efficiente rete stradale. Da notare che dallo Stelvio al Cadore gli oppostischieramenti si fronteggiarono quasi sempre in zone d'alta montagna dove icombattimenti si svolsero molto spesso in condizioni climatiche proibitive, concolpi di mano, azioni di mina e contromina durate mesi e avvalendosi dell'operainstancabile dei genieri per far giungere ogni tipo di rifornimento fino apostazioni isolate anche oltre i 3.000 metri.Il piano d'attacco del comando supremo italiano prevedeva in Trentino azionilocali miranti a impadronirsi di postazioni più favorevoli alla difesa,cercando di diminuire l'estensione del pericoloso saliente a sud di Trento.Nella zona del Cadore era previsto un attacco verso la piana di Dobbiaco e diSesto mentre lo sforzo principale doveva essere esercitato a est, oltrel'Isonzo, verso Gorizia e Trieste e poi verso Lubiana e Zagabria, incoordinamento con le azioni di russi e serbi.Poco dopo l'inizio delle ostilità, a nord sul fronte alpino fu occupataCortina d'Ampezzo, il Monte Altissimo, il Coni Zugna e il Pasubio, mentre ilcaposaldo del Col di Lana fu attaccato senza risultato. A est fu raggiuntaMonfalcone, Plava e a metà giugno fu conquistato il Monte Nero. Subito dopoiniziò la lunga serie di battaglie che presero il nome dal fiume Isonzo perchécombattute in gran parte sulle sue rive e nelle zone circostanti. A fronte diqualche chilometro di terreno conquistato le perdite globali in questa porzionedel fronte, assommarono a oltre 300.000 uomini: 131.000 austriaci e 173.000italiani, tragico risultato della cosiddetta guerra di logoramento o dimateriali.La dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria-UngheriaIl 23 maggio 1915, il Duca D’Avarna, ambasciatore d’Italia a Vienna,presentava al Ministro degli Esteri austroungarico la seguente dichiarazione diguerra: “ Secondo le istruzioni ricevute da S.M. il re suo augusto sovrano, ilsottoscritto ha l’onore di partecipare a S.E. il Ministro degli Esteri d’Austria-Ungheria la seguente dichiarazione : Già il 4 del mese di maggiovennero comunicati al Governo Imperiale e Reale i motivi per i quali l’Italia,fiduciose del suo buon diritto ha considerato decaduto il trattato d’Alleanzacon l’Austria-Ungheria, che fu violato dal Governo Imperiale e Reale, lo hadichiarato per l’avvenire nullo e senza effetto ed ha ripreso la sua libertà d’azione. Il Governo del Re, fermamente deciso di assicurare con tutti i mezzi asua disposizione la difesa dei diritti e degli interessi italiani, nontrascurerà il suo dovere di prendere contro qualunque minaccia presente efutura quelle misure che vengano imposte dagli avvenimenti per realizzare leaspirazioni nazionali. S.M. il Re dichiara che l’Italia si considera in istatodi guerra con l’Austria-Ungheria da domani. Il sottoscritto ha l’onore dicomunicare nello stesso tempo a S.E. il Ministro degli Esteri Austro-Ungaricoche i passaporti vengano oggi consegnati all’Ambasciatore Imperiale e Reale aRoma. Sarà grato se vorrà provvedere a fargli consegnare i suoi.”Il proclama ufficiale di Re Vittorio EmanueleSua Maestà il Re, assumendo il comando supremo delle forze di terra e dimare, ha emanato il seguente ordine del giorno:" Soldati di Terra e di MareL'ora solenne delle rivendicazioni nazionali è suonata. Seguendo l'esempio delmio Grande Avo, assumo oggi il comando supremo delle forze di terra e di marecon sicura fede nella vittoria, che il vostro valore, la vostra abnegazione, lavostra disciplina sapranno conseguire. Il nemico che vi accingete a combattereè agguerrito e degno di voi. Favorito dal terreno e dai sapienti apprestamentidell'arte, egli vi opporrà tenace resistenza, ma il vostro indomito slanciosaprà di certo superarlo. Soldati A voi la gloria di piantare il tricolored'Italia sui termini sacri che la natura pose ai confini della Patria nostra. Avoi la gloria di compiere, finalmente, l'opera con tanto eroismo iniziata dainostri padri."Gran Quartier Generale, 24 maggio 1915Il Proclama ufficiale di Francesco Giuseppe,Imperatore d'Austria-Ungheria"Ai Miei Popoli"Il Re d'Italia mi ha dichiarato la guerra. Una fellonia quale la storia nonconosce eguale, venne perpetrata dal regno d'Italia verso i suoi due alleati.Dopo un'alleanza di più di trent'anni, durante la quale essa poté aumentare ilproprio possesso territoriale e assorgere a insperata prosperità, l'Italia Ciabbandonò nell'ora del pericolo e passò a bandiere spiegate nel campo deiNostri nemici. Noi non minacciammo l'Italia, non diminuimmo il di leiprestigio; non toccammo il suo onore né i suoi interessi.Noi adempimmo sempre fedelmente i Nostri doveri quali alleati e le fummo discudo quando essa entrò in campo. Facemmo di più: Quando l'Italia rivolse isuoi cupidi sguardi oltre i Nostri confini eravamo decisi, nell'intento diconservare l'alleanza e la pace a gravi e dolorosi sacrifici, sacrifici questiquali particolarmente affliggevano il Nostro cuore paterno. Ma la cupidigiadell'Italia la quale credeva di dover sfruttare il momento era insaziabile.E così la sorte deve compirsi. Contro il possente nemico al Nord la Miaarmata fece vittoriosa difesa in una gigantesca lotta di dieci mesi, stretta infedele fratellanza d'armi con gli eserciti del Mio augusto alleato. Il nuovoperfido nemico al sud non è per essa un nuovo avversario. Le grandi memorie diNovara, Mortara, Custoza e Lissa che formano l'orgoglio della mia gioventù e lospirito di Radetzky, dell'Arciduca Alberto e di Tegetthoff, il quale continua avivere nella Mia armata di terra e di mare, mi danno sicuro affidamento chedifenderemo anche i confini meridionali della Monarchia.Io saluto le mie truppe ferme nella lotta, abituate alla vittoria; confido inloro e nei loro duci. Confido nei miei popoli, al cui spirito di sacrificiosenza pari vanno i Miei più sentiti ringraziamenti. All'Altissimo rivolgo lapreghiera, che Egli benedica le Nostre bandiere e prenda la Nostra giusta causasotto la Sua clemente custodia.Vienna, 23 maggio 1915
Comando Supremo, 4 Novembre 1918, ore 12La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di S.M. il Re,duce supremo, l'Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il24 Maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta edasprissima per 41 mesi è vinta.La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso Ottobre ed alla qualeprendevano parte cinquantuna divisioni italiane, tre britanniche, due francesi,una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatre divisioniaustroungariche, è finita.La fulminea e arditissima avanzata del XXIX corpo d'armata su Trento,sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte adoccidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI eIV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brentaal Torre l'irresistibile slancio della XII, dell'VIII, della X armata e delledivisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente.Nella pianura, S.A.R. il Duca d'Aosta avanza rapidamente alla testa della suainvitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa giàvittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute.L'Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissimenell'accanita resistenza dei primi giorni e nell'inseguimento ha perdutequantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoimagazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinque mila cannoni.I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono indisordine e senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosasicurezza.Diaz
Perdite
Molte delle più grandi battaglie della storia avvennero nel corso di questaguerra. Vedi battaglia di Ypres, battaglia del crinale di Vimy, battaglia dellaMarna, battaglia di Cambrai, battaglia della Somme, battaglia di Verdun,battaglia di Gallipoli, le 11 battaglie dell'Isonzo e quella di Caporetto.Di seguito un elenco delle forze mobilitate, dei caduti, feriti, dispersi,prigionieri, suddivisi per nazione.Nazione Mobilitati Morti Feriti Dispersi o prigionieriImperi Centrali
Impero austro-ungarico 7.800.000 1.200.000 3.620.000 2.220.000
Germania 11.000.000 1.773.700 4.216.058 1.152.800
Turchia 2.850.000 325.000 400.000 250.000
Bulgaria 1.200.000 87.500 152.390 27.029
IntesaBelgio 267.000 13.716 44.686 34.659
Impero britannico* 8.904.467 908.371 2.090.312 191.652
Francia** 8.410.000 1.357.800 4.266.000 537.000
Grecia 230.000 5.000 21.000 1.000
Italia 5.615.000 650.000 947.000 600.000
Giappone 800.000 300 907 3
Montenegro 50.000 3.000 10.000 7.000
Portogallo 100.000 7.222 13.751 12.318
Romania 750.000 335.706 120.000 80.000
Impero russo (fino al 1917) 12.000.000 1.700.000 4.950.000 2.500.000
Serbia 707.343 45.000 133.148 152.958
Stati Uniti 4.355.000 126.000 234.300 4.500
Sacrario militare di RedipugliaI dati dei morti comprendono i deceduti pertutte le cause, i dati dei dispersi comprendono dispersi e prigionieri diguerra* dati ufficiali;
i caduti delle nazioni facenti parte dell'Impero britannicosono così suddivisi:
Regno Unito: 715.000
Australia: 60.000
Canada: 55.000
India: 25.000
Nuova Zelanda: 16.000
Sudafrica: 7.000** dati ufficiali;
le truppe coloniali francesi contarono inoltre 114.000caduti Vittime civili [modifica]Impero Austro-Ungarico: 300,000Belgio: 30,000Regno Unito: 31.000Bulgaria: 275.000Francia: 40.000Germania: 760.000Grecia: 132.000Romania: 275.000Russia: 3.000.000Serbia: 650.000Turchia: 1.000.000
Il tempo regala poesia ai teatri di battaglia, più si allontana l'eco degliscontri ed il fragore della lotta. Passeggiare lungo un sentiero nelle Fiandreo inerpicarsi lentamente su una mulattiera che la natura reclamainsistentemente serve a capire soprattutto quanto sia difficile per tre oquattro generazioni dopo sentire ancora e davvero quell'eco lontano.Ma basta scoprire una scheggia o un bottone, che stanno lì indisturbati aguardare il cielo da un secolo, per sentire quel passato così vicino equell'eredità dei nostri bisnonni così forte e viva, tutta intorno a noi. Ariprova di ciò basti pensare a quanti monumenti alla memoria passino ormaicompletamente inosservati all'uomo di oggi: in ogni città, paese e piccoloborgo europeo si cela sempre, dimenticato tra un semaforo ed un negozio, ostretto nella morsa di un centro commerciale o di un cinema, più un piccolo ogrande altare voluto ad imperitura memoria di chi ha dato la propria vita perun ideale di patria.Ma quella memoria sembra essersi così sbiadita ed amalgamata con il paesaggioda non lasciar più alcuna traccia. Perchè dunque non riscoprire quello spiritoe quel sentimento che, al di là dei fini propagandistici, potrebbe aiutarci acapire non solo il passato, ma soprattutto il nostro presente ed anche ilnostro futuro?

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sono un tipo socievole e grande appassionato di politica ed in genere di tutto quello che può far accrescere il proprio bagaglio culturale, sempre pronto a imparare da tutti e sempre pronto a confrontarsi con tutti, mi ritengo un'idealista,forse troppo a volte ma in questo periodo di poco idealismo mi tengo stretto questo lato del mio carattere. da poco sono entrato a far parte del partito "La Destra" e vado orgoglioso di questa mia scelta..anzi..se volete condividere con me questo impegno,anche per il nostro territorio contattatemi all'indirizzo mail ladestralegnago@virgilio.it