ed io difendo "Giovinezza" e "Bella ciao"


Niente “Giovinezza” e “Bella ciao” per il Festival di Sanremo 2011. Un no
secco, quello pervenuto dal Cda della  Rai, dopo che si era paventata l’
ipotesi
di far cantare i due pezzi canori sul blasonato palco del Teatro Ariston di
Sanremo. I due inni dovevano essere presentati insieme ad altri
indimenticabili
melodie nella speciale serata del Giovedì dedicata alla celebrazione dei 150
anni dall’Unità d’Italia. La sola proposta di presentare i due brani ha
immediatamente acceso gli animi, suscitando tragiche polemiche e goffe
discussioni. Dunque, niente Ariston per due baluardi dell’identità italiana.
L’
omaggio all’unità della Patria avverrà senza aver invitato alla cerimonia i
padrini e le madrine che per tutto il secolo scorso sono stati i parenti più
presenti delle vicissitudini nazionali. “Giovinezza”, nacque nel 1909, come
canto goliardico di addio agli studi degli universitari di Torino. Si tratta
di
un testo che celebrava  la fine della spensierata età degli studi, ma anche
le
sue gioie, gli amori, il vigore e la spavalderia dell'aver vent'anni. Una
summa, quindi, della concezione del mondo dei primi del Novecento, all’
interno
di quella eroica gioventù italiana che si getterà con romantica generosità
al
macello della Grande Guerra. “Inno degli sciatori” nel 1910,  durante la
campagna di Libia, il 3° Reggimento Alpini lo fece suonare come “Inno degli
Alpini”.  “Giovinezza” è un canto figlio di quella corrente culturale (la
Belle
époque) che elettrizzò gli spiriti più sensibili e curiosi del primo
Novecento.
È un inno all’irredentismo, all’interventismo, al culto della gioventù. Nel
1925, con il nuovo testo di Salvator Gotta, “Giovinezza”divenne
definitivamente
“l’inno trionfale del Partito Nazionale Fascista”. Un canto che diverrà
importante pari ad un inno nazionale, fatto suonare in tutte le
manifestazioni
pubbliche immediatamente dopo la Marcia Reale. Nella parabola del canto di
Giuseppe Blanc si può vedere tutta l’evoluzione sociale dei primi trenta-
quarant’anni della storia nazionale: dalla canzone goliardica dei giovani
studenti interventisti, all’inno dei reparti alpini e poi di quelli d’
assalto;
all’urlo che doveva tenere alto il morale dei fiumani fino all’inno della
rivoluzione fascista che ne doveva celebrarne la solenne retorica del Regime
sui suoi nemici.  “Bella ciao” è una canzone popolare cantata dai
simpatizzanti
del movimento partigiano italiano durante la Seconda Guerra Mondiale. Si
tratta
di una melodia di un canto ottocentesco delle mondine padane. Anche  per
questo
capolavoro la popolarità ebbe inizio a metà del secolo precedente nei
numerosi
“Festival mondiali della gioventù comunista”. Un canto che raggiunge una
grandissima diffusione di massa negli anni Sessanta, soprattutto durante le
manifestazioni operaie-studentesche del Sessantotto. Le prime incisioni di
questa versione partigiana si devono alla cantastorie emiliana Giovanna
Daffini
e al cantautore francese di origine toscana Yves Montand. La diffusione di
"Bella Ciao" si deve anche a Gaber, Monti e Margot, che la cantarono nella
trasmissione televisiva Canzoniere minimo. Due autentici capolavori dell’arte
e
della cultura nazionale che, ingiustamente, non verranno tributati nel
festival
canoro in omaggio all’Italia. Ancora una volta ci siamo resi miopi e volgari
a
discapito della nostra Storia e delle nostre radici comunitarie. Per decine
di
anni, quei due spartiti musicali hanno davvero infiammato i cuori,
illuminato
gli spiriti, accesso un barlume di speranza tra migliaia di giovani di ogni
classe e condizione sociale. Dai monti impervi del Piave, teatro della
dimenticatissima Grande Guerra, all’apennino modenese, cabina di regia della
Resistenza partigiana, il  passo è breve. “Giovinezza” e “Bella ciao”
racchiudono gelosamente quell’amor patrio e quella batteria di ideali (dal
cameratismo giovanile, alla giustizia sociale, alla dedizione del
sacrificio,
al corporativismo, alla libertà,  al socialismo utopistico, all’onore ecc…)
per
i quali intere generazioni hanno sacrificato la vita, consumato litri di
sudore, riempito a  volontà i polmoni, versato infinite quantità di sangue.
Furono due sentinelle della nostra storia, magari sentinelle immature, rudi
e
fin troppo sanguinee ma pur sempre due fidati amici che in un preciso
momento
del nostro viaggio storico abbiamo affidato il peso dei nostri sogni e delle
nostre più luminose speranze. Al suono di quei canti si riempivano le
piazze,
si andava a morire al fronte, si entrava in simbiosi con la Nazione. Ebbene,
di
quelle migliaia di microstorie che sono legate ai due capolavori, si è
ritenuto
opportuno lasciarle nella soffitta del dimenticatoio. Ancora una volta si
tratta la Storia come una stronza cagona, con la puzza sotto il naso! Ci si
dimentica dei nostri vent’anni, si cancellano intere pagine di storia per
inseguire quell’ipocrita beauty case perbenista evitando di invitare ad una
festa chi potrebbe turbare l’ordine morale imposto dal regime relativista
modernista. Escludendo “Giovinezza” e “Bella ciao” nella lista degli
invitati
abbiamo fatto la più grande villanata a noi stessi: poiché quando si smette
di
filtrare con la propria memoria e le proprie radici allora si naviga a vuoto
,
come l’Ulisse nella “Divina Commedia”.  Non so quello che averrà nella
settimana sanremese, confido solo che non lasciamo sfogo alla nostra
irrefrenabile esterofilia invitato come ospite d’onore Celin Dion a cantare
“God Bless America” e, dunque, anziché celebrare il Nostro 150°
anniversario,
andando a consacrare un altro anniversario: quello della Guerra d’
Indipendenza
Americana.

Paolo Cecco

GIORNATA DEL RICORDO DEI MARTIRI INFOIBATI...PER NON DIMENTICARE

Noi siamo piccoli uomini, sempre pronti a gettarci nella mischia, crediamo di avere ragione e forse siamo solo sbagliati, ma siamo anche sempre in cerca di risposte, questo significa che non siamo contenti di noi stessi e che vogliamo migliorare.  Io faccio parte di questa umanità e vorrei lasciare qualcosa di buono dietro di me, ma so che non è facile, ci provo e quando non posso essere protagonista della storia, partecipo a quella degli altri. Questo è il momento della riflessione, ne sono già trascorsi tanti, ma tanti sono gli errori umani e chissà quanti ancora ne dovremo passare di questi momenti.
La memoria di oggi  è dedicata al dramma delle Foibe e delle popolazione dell'Istria che hanno dovuto lasciare le loro case e ricominciare daccapo la loro esistenza.  Perché non ci si dimentichi mai degli errori commessi, perché si cerchi almeno di evitare di ricadere negli stessi, questa pagina la dedico agli infoibati, e al triste esodo della popolazione che hanno dovuto fuggire dalle proprie case nel periodo in cui l'occupazione jugoslava, comandata da Tito, stava cercando di annettersi una grossa parte delle regioni giuliane, riuscendo in parte a farlo, ma al prezzo di tanto dolore e sofferenza.
Ho scelto volutamente di evitare tante fotografie, però troverete tanti links a siti in cui potrete ricostruire la storia e vedere le immagini di quei lontani episodi, non per odiare, ma per ricordare e per promettere a noi stessi che cercheremo di non lasciarci più trascinare dentro i buchi neri della storia umana.

10 febbraio: Giorno del Ricordo

10 febbraio: Giorno del Ricordo
Ricordo le migliaia e migliaia di uomini, donne, anziani e bambini, lasciati morire nel buio di una foiba, seppelliti vivi tra i morti. Perché si risparmiassero le pallottole. Ricordo maestri, preti, soldati, operai, studenti seviziati e uccisi dalle milizie comuniste jugoslave nelle scuole, in strada, in chiesa, in casa propria. Cadaveri disseminati senza pietà lungo tutto il confine nord-orientale d'Italia. Ricordo giovani donne torturate con tenaglie roventi, rinchiuse in gabbie di ferro, stuprate ed esposte al ludibrio degli uomini di Tito. Ricordo quei carnefici ancora impuniti, prosciolti dall'accusa di sterminio per aver operato in territorio "extranazionale" o mai neanche processati. Ricordo la disperazione dei 350 mila esuli italiani di Fiume, dell'Istria, della Dalmazia. Costretti ad abbandonare le loro case, le loro terre, i loro ricordi radicati nei secoli. Ricordo migliaia di persone scomparse nel nulla che l'Italia, l'Europa ed il mondo hanno fatto finta di dimenticare. Ricordo il silenzio degli storici di partito e l'omissione complice della scuola pubblica italiana, perché le giovani generazioni non sapessero, perché non ricordassero. Il 10 febbraio di ogni anno, nel "Giorno del ricordo in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano - dalmata e delle vicende del confine orientale" io indosso il fiocco tricolore per tributare il mio riconoscimento a questi Figli d'Italia troppo a lungo dimenticati.Io ricordo. E tu?

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sono un tipo socievole e grande appassionato di politica ed in genere di tutto quello che può far accrescere il proprio bagaglio culturale, sempre pronto a imparare da tutti e sempre pronto a confrontarsi con tutti, mi ritengo un'idealista,forse troppo a volte ma in questo periodo di poco idealismo mi tengo stretto questo lato del mio carattere. da poco sono entrato a far parte del partito "La Destra" e vado orgoglioso di questa mia scelta..anzi..se volete condividere con me questo impegno,anche per il nostro territorio contattatemi all'indirizzo mail ladestralegnago@virgilio.it