SPECIALE COMMEMORAZIONE DELLA GRANDE GUERRA 90° ANNIVERSARIO

CARI AMICI LETTORI, VI LASCIO UN POST IMPORTANTISSIMO DATOMI DAL MIO AMICO PAOLO SULLA GRANDE GUERRA DEL 1915/1918 TROPPO SPESSO DIMENTICATA E MEDIATICAMENTE BISTRATTATA...PROPRIO QUALCHE GIORNO FA E' MORTO UNO DEGLI ULTIMI CAVALIERI DI VITTORIO VENETO...UN'EROE D'ALTRI TEMPI CHE NON FA NOTIZIA..CON QUESTO VOGLIO DARE A LUI E A TUTTI QUEGLI EROI DIMENTICATI IL TRIBUTO CHE SI MERITANO...A VOI QUALCHE NOTIZIA INTERESSANTE CHE SPERO POSSIATE APPREZZARE...UN SALUTO AL CARO AMICO PAOLO!!!
SCHIERAMENTO E STATISTICHE -La dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria-UngheriaLO SCHIERAMENTO DELLE NAZIONI BELLIGERANTINell'immagine riportata di seguito e' mostrato lo schieramento assunto daiprincipali Paesi del mondo, durante la Prima Guerra Mondiale. E' bene inoltrericordare che molte Nazioni mondiali, allora appartenenti ai domini colonialidelle principali Potenze europee, forniroro il proprio contingente militare insupporto dei rispettivi alleati e/o furono loro stesse teatro di scontri,perlopiu' scatenati per cercare alleggerire e sbloccare la guerra di posizionesui due Fronti principali paneuropei.Imperi Centrali:Tedesco, Austro-Ungarico, Ottomano, Bulgaria, LibiaAlleati o IntesaFrancia, Gran Bretagna, Belgio, Portogallo, Russia, Romania, Serbia, Grecia,Italia,Giappone, Cina, Montenegro, Usa, Brasile, Perù, Bolivia, Panama, Cuba,Guatemala, Nicaragua,Costa Rica, Haiti, Honduras, Equador, Liberia, San Marino.Le forze in campo all'inizio del conflitto.Gli imperi centrali, ad esclusione dell'Italia, potevano contare su unapopolazione di 120 milioni di uomini contro i 238 dei paesi dell'Intesa (GranBretagna, Francia e Russia), divisi però linguisticamente e geograficamente.Gli austro-tedeschi schieravano, all'inizio del conflitto, 147 divisioni difanteria e 22 di cavalleria, mentre l'Intesa faceva affidamento, per un prontoimpiego, su 167 divisioni di fanteria e 36 di cavalleria. La notevoledifferenza demografica tra i due blocchi fece sentire i suoi effetti con ilprolungarsi delle ostilità.Inizialmente, infatti, solo la Francia fu costretta a reggere quasi del tuttoil peso dell'attacco tedesco, schierando tutte le sue 72 divisioni di fanteriae le 10 di cavalleria per fronteggiare le 87 divisioni di fanteria e le 11 dicavalleria dell'esercito tedesco, peraltro di gran lunga superiore perartiglieria. La Russia, pur dando il suo contributo, non aveva ancora portatotutte le sue truppe sul fronte polacco per esercitare la necessaria pressionead est.Così, già nel1916, Francia e Germania furono obbligate ad attingere alleproprie riserve demografiche. La Francia, ad esempio, fu costretta a rivedere isuoi parametri di reclutamento chiamando alle armi anche gli ausiliari, iriformati, gli esentati, con la conseguenza di un abbattimento della qualitàdelle proprie forze armate. Nei mesi successivi, la Gran Bretagna riuscì aschierare ben 70 divisioni e la Russia, aiutata da Stati Uniti e Giappone, fufinalmente in grado di mobilitare gli uomini e i mezzi finora bloccati inCaucaso, in Siberia e in Turchestan.La schiacciante superiorità in mare da parte dell'Intesa permetteva iltrasferimento delle truppe e lo spostamento dei mezzi nei vari teatri dioperazione, compensando così la divisione geografica del blocco anti tedesco.La Gran Bretagna, da sola, poteva schierare 64 corazzate contro le appena 40navi da battaglia tedesche. La Francia, invece, aveva concentrato la sua flottadi 21 corazzate e 30 incrociatori nel Mediterraneo per contrastare la marinaaustriaca, anch'essa inferiore per numero di oltre la metà. Quasi ininfluentela flotta russa, che pur possedendo 8 corazzate e 22 incrociatori, è bloccatanel Mar Nero e nel Baltico.Il Fronte Occidentale dal 1914 al 1918(cliccare sulla mappa per ingrandire)Le ragioni della guerraLa crisi del 1914 può definirsi l'esplicazione militare di una lunga tensionepolitica tra le grandi potenze europee che si trascinava da almeno un decennio:una prima crisi risale al 1905, in occasione delle iniziative tedesche perarginare l'espansione francese in Marocco; nel febbraio-marzo del 1909, poi,con l'annessione della Bosnia Erzegovina da parte austriaca, si riaccende larivalità austro-russa nei Balcani; nell'agosto del 1911, una nuova crisimarocchina porta ad un nuovo confronto diplomatico tra Francia e Germania.Nel 1912-13, infine, abbiamo le due guerre balcaniche, che mettono nuovamentein pericolo la pace tra Russia e Austria. Queste tensioni hanno tenuto incostante stato di allerta le maggiori potenze europee e di conseguenza portatoad una inarrestabile corsa agli armamenti terrestri e navali.Contemporaneamente, il vento nazionalista aveva tenuto sotto pressionel'opinione pubblica alimentando un certo odio tra i popoli, sia in virtù deldesiderio di potenza della propria nazione siaotto forma di rivendicazionietniche, come appunto il confronto tra Serbia e Austria.La propaganda nazionalista, inoltre, aiutò molto i governi nel giustificaredinnanzi all'opinione pubblica le ingenti spese per il riarmo e per lespedizioni coloniali. Alla base delle tensioni internazionali vi erano comunqueimportanti interessi economici e territoriali per il controllo degli scambiinternazionali, soprattutto alla luce delle ripetute crisi economiche avutositra il 1907 e il 1914.La dichiarazione di guerraIl 28 giugno del 1914 era stato ucciso a Sarajevo il principe ereditarioFrancesco Ferdinando. L'omicidio ebbe subito dei risvolti politici inaspettati,e in breve le cose precipitarono. Il dispiacere dell'Imperatore FrancescoGiuseppe si trasformò in un semplice espediente per permettere all'Austria dicoronare il grande sogno di estendere il suo Impero nei Balcani. L'ultimatumdel 23 luglio alla Serbia non fu altro che l'ennesima scena teatrale da partedell'Austria per giustificare la propria buona fede di fronte alle diplomazieeuropee.Il governo austro-ungarico accusava la Serbia di una complicità indirettanell'organizzazione dell'attentato, poiché l'arma usata dall'omicida erarisultata di fabbricazione nazionale ( arsenale di Belgrado ). Come garanzia sichiedeva che alle relative indagini fossero rese partecipi anche le autoritàaustriache. In caso contrario il Governo serbo sarebbe stato ritenuto complicee di conseguenza l'Austria avrebbe considerato l'attentato come un atto diostilità nei suoi confronti. L'ultimatum aveva messo in guardia la Russia cheaveva schierato le proprie truppe sul confine Carinziano, minacciando diintervenire in caso di aggressione alla Serbia.Trascorsa appena una settimana, il 29 luglio, giungeva puntuale ladichiarazione di guerra alla Serbia che faceva precipitare il mondo nelterrore. Il 30 luglio, i primi proiettili di artiglieria colpivano la capitaleSerba. Alla notizia del bombardamento, la Russia dichiarò la mobilitazioneparziale contro l'Austria.Da quel momento, tutti gli Stati Maggiori europei iniziarono i loropreparativi per la guerra. I tedeschi, per primi, avevano proclamato ilKriegsgefahrzustand ( stato di pericolo di guerra ). Si trattò, in realtà, diuna sorta di paravento diplomatico che durò solo due giorni.Il 31 luglio, di fatti, la stessa Germania inviava un ultimatum alla Russiaper costringerla a sospendere i provvedimenti militari contro l'Austria eintimava alla Francia di non intervenire in caso di conflitto russo-tedesco.Allo scontato Niet dello zar, la Germania opponeva, il 1° di agosto, la suadichiarazione di guerra, il giorno dopo, chiedeva al governo belga il liberopassaggio delle proprie truppe in caso di guerra contro la Francia; il 3 diagosto dichiarava guerra anche a quest'ultima.A nulla erano servite le precauzioni di Parigi, che aveva fatto ripiegare di10 km i propri soldati dalla frontiera, per evitare incidenti e così dare aditoalla Germania per farsi una ragione sulla guerra. La possibilità di evitare ilconflitto era stata creduta dai francesi fino all'ultimo. Dice Pierre Renouvinche, il 12 giugno1914, l'ambasciatore di Francia a Berlino aveva scritto: “Sonolungi dal credere che in questo momento ci sia nell'aria qualcosa cherappresenti per noi una minaccia; proprio al contrario”. Alla violazione dellaneutralità belga da parte dei tedeschi, la Gran Bretagna scioglieva anch'essaogni riserva ed entrava in guerra a fianco dei francesi. L'Italia rimaneva perora neutrale.Pochi giorni dopo la dichiarazione di guerra dell'Austria-Ungheria allaSerbia, il 3 agosto 1914, il governo presieduto da Salandra dichiarò laneutralità dell'Italia. Sul piano formale si era richiamato a una delleclausole del trattato della Triplice alleanza, firmato nel maggio 1882 conGermania e Austria-Ungheria e più volte rinnovato, che prevedeva l'interventomilitare solo in caso di aggressione a una delle tre monarchie.In realtà, il paese era diviso tra neutralisti e interventisti. Fra i primi,in maggioranza, i cattolici, i liberali di Giolitti e i socialisti; fra isecondi, gli irredentisti, i liberali conservatori, i socialisti riformisti,poi i repubblicani e l'ala defezionista socialista guidata da Mussolini. Aconferma di uno stato di instabilità e incertezza politica, all'interno diquesti schieramenti le posizioni subirono profondi mutamenti tra l’estate del1914 e la primavera del 1915. I nazionalisti, ad esempio, sostenevanol'intervento, ma inizialmente a fianco della Triplice e solo dopo a fiancodell'Intesa. A sfavore dell'alleanza con gli Imperi Centrali pesavano lesconfitte subite nel 1866 nella terza guerra d'indipendenza contro l'Austria,al termine della quale era comunque stato acquisito il Veneto, ma non ilTrentino e parte della Venezia Giulia, rimaste sotto il controllo del governodi Vienna. Seguendo ancora una volta, e non sarà l'ultima, l'ambigua politicadel doppio binario, Roma intavolò trattative con Vienna per ottenere in viapacifica le terre irredente, senza però raggiungere nessun risultatotangibile.Il passo decisivo per il mutamento delle alleanze fu rappresentato dal pattofirmato segretamente a Londra il 26 aprile 1915 con i rappresentanti di GranBretagna, Francia e Russia, in base al quale l'Italia si impegnava a scenderein guerra a fianco dell'Intesa entro un mese. In cambio, in caso di vittoriaavrebbe ottenuto, fra l'altro, il Trentino e l'Alto Adige fino al Brennero,Trieste, Gorizia, Gradisca, parte dell'Istria e della Dalmazia, dirittisull'Albania.Dopo la denuncia della Triplice alleanza il 3 maggio, il governo Salandra,sulla spinta anche degli interventisti che avevano dalla loro parte unpropagandista come Gabriele D'Annunzio, presentò al governo di Vienna ladichiarazione di guerra il 23 maggio 1915 , fissando l'inizio delle ostilità algiorno successivo.La preparazione degli eserciti Italiano e Austro-UngaricoSul piano strettamente militare, l'esercito italiano, guidato dal capo distato maggiore Alberto Pollio dal giugno 1908 al luglio 1914, aveva rafforzatole linee di difesa soprattutto sul fronte nord-orientale, avviando lamodernizzazione degli armamenti e riorganizzando le forze dopo la campagna diLibia del 1911-1912. Luigi Cadorna, succeduto a Pollio, pur nell'incertezzadella situazione politica interna ed estera, diede inizio alla mobilitazione epoco dopo lo scoppio delle ostilità si trovò ad avere a disposizione 4 armate,suddivise in 14 corpi d'armata e 40 divisioni per un totale di 1.090.000uomini, 216.000 quadrupedi, 3.300 automezzi, 930.000 fucili, 620 mitragliatricie oltre 2.150 pezzi d'artiglieria. Sui circa 650 km di confine tra Italia eAustria le forze italiane furono così distribuite: la armata, dallo Stelvioalla val Cismon (passando per il Cevedale, Tonale, Adamello, alto Garda,altipiani di Tonezza e Asiago); 4a armata in Cadore e Carnia. Dal Monte Caninlungo il fiume Isonzo fino al mare la 2a e la 3a armata.Gli austriaci misero in campo 221 battaglioni divisi fra comando del Tirolo,gruppo d'armata della Carinzia e 5a armata sul fronte isontino. La parzialeinferiorità numerica delle loro forze era compensata da uno schieramento piu’favorevole perche’ appoggiato a postazioni dominanti e ben protette, servite daun'efficiente rete stradale. Da notare che dallo Stelvio al Cadore gli oppostischieramenti si fronteggiarono quasi sempre in zone d'alta montagna dove icombattimenti si svolsero molto spesso in condizioni climatiche proibitive, concolpi di mano, azioni di mina e contromina durate mesi e avvalendosi dell'operainstancabile dei genieri per far giungere ogni tipo di rifornimento fino apostazioni isolate anche oltre i 3.000 metri.Il piano d'attacco del comando supremo italiano prevedeva in Trentino azionilocali miranti a impadronirsi di postazioni più favorevoli alla difesa,cercando di diminuire l'estensione del pericoloso saliente a sud di Trento.Nella zona del Cadore era previsto un attacco verso la piana di Dobbiaco e diSesto mentre lo sforzo principale doveva essere esercitato a est, oltrel'Isonzo, verso Gorizia e Trieste e poi verso Lubiana e Zagabria, incoordinamento con le azioni di russi e serbi.Poco dopo l'inizio delle ostilità, a nord sul fronte alpino fu occupataCortina d'Ampezzo, il Monte Altissimo, il Coni Zugna e il Pasubio, mentre ilcaposaldo del Col di Lana fu attaccato senza risultato. A est fu raggiuntaMonfalcone, Plava e a metà giugno fu conquistato il Monte Nero. Subito dopoiniziò la lunga serie di battaglie che presero il nome dal fiume Isonzo perchécombattute in gran parte sulle sue rive e nelle zone circostanti. A fronte diqualche chilometro di terreno conquistato le perdite globali in questa porzionedel fronte, assommarono a oltre 300.000 uomini: 131.000 austriaci e 173.000italiani, tragico risultato della cosiddetta guerra di logoramento o dimateriali.La dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria-UngheriaIl 23 maggio 1915, il Duca D’Avarna, ambasciatore d’Italia a Vienna,presentava al Ministro degli Esteri austroungarico la seguente dichiarazione diguerra: “ Secondo le istruzioni ricevute da S.M. il re suo augusto sovrano, ilsottoscritto ha l’onore di partecipare a S.E. il Ministro degli Esteri d’Austria-Ungheria la seguente dichiarazione : Già il 4 del mese di maggiovennero comunicati al Governo Imperiale e Reale i motivi per i quali l’Italia,fiduciose del suo buon diritto ha considerato decaduto il trattato d’Alleanzacon l’Austria-Ungheria, che fu violato dal Governo Imperiale e Reale, lo hadichiarato per l’avvenire nullo e senza effetto ed ha ripreso la sua libertà d’azione. Il Governo del Re, fermamente deciso di assicurare con tutti i mezzi asua disposizione la difesa dei diritti e degli interessi italiani, nontrascurerà il suo dovere di prendere contro qualunque minaccia presente efutura quelle misure che vengano imposte dagli avvenimenti per realizzare leaspirazioni nazionali. S.M. il Re dichiara che l’Italia si considera in istatodi guerra con l’Austria-Ungheria da domani. Il sottoscritto ha l’onore dicomunicare nello stesso tempo a S.E. il Ministro degli Esteri Austro-Ungaricoche i passaporti vengano oggi consegnati all’Ambasciatore Imperiale e Reale aRoma. Sarà grato se vorrà provvedere a fargli consegnare i suoi.”Il proclama ufficiale di Re Vittorio EmanueleSua Maestà il Re, assumendo il comando supremo delle forze di terra e dimare, ha emanato il seguente ordine del giorno:" Soldati di Terra e di MareL'ora solenne delle rivendicazioni nazionali è suonata. Seguendo l'esempio delmio Grande Avo, assumo oggi il comando supremo delle forze di terra e di marecon sicura fede nella vittoria, che il vostro valore, la vostra abnegazione, lavostra disciplina sapranno conseguire. Il nemico che vi accingete a combattereè agguerrito e degno di voi. Favorito dal terreno e dai sapienti apprestamentidell'arte, egli vi opporrà tenace resistenza, ma il vostro indomito slanciosaprà di certo superarlo. Soldati A voi la gloria di piantare il tricolored'Italia sui termini sacri che la natura pose ai confini della Patria nostra. Avoi la gloria di compiere, finalmente, l'opera con tanto eroismo iniziata dainostri padri."Gran Quartier Generale, 24 maggio 1915Il Proclama ufficiale di Francesco Giuseppe,Imperatore d'Austria-Ungheria"Ai Miei Popoli"Il Re d'Italia mi ha dichiarato la guerra. Una fellonia quale la storia nonconosce eguale, venne perpetrata dal regno d'Italia verso i suoi due alleati.Dopo un'alleanza di più di trent'anni, durante la quale essa poté aumentare ilproprio possesso territoriale e assorgere a insperata prosperità, l'Italia Ciabbandonò nell'ora del pericolo e passò a bandiere spiegate nel campo deiNostri nemici. Noi non minacciammo l'Italia, non diminuimmo il di leiprestigio; non toccammo il suo onore né i suoi interessi.Noi adempimmo sempre fedelmente i Nostri doveri quali alleati e le fummo discudo quando essa entrò in campo. Facemmo di più: Quando l'Italia rivolse isuoi cupidi sguardi oltre i Nostri confini eravamo decisi, nell'intento diconservare l'alleanza e la pace a gravi e dolorosi sacrifici, sacrifici questiquali particolarmente affliggevano il Nostro cuore paterno. Ma la cupidigiadell'Italia la quale credeva di dover sfruttare il momento era insaziabile.E così la sorte deve compirsi. Contro il possente nemico al Nord la Miaarmata fece vittoriosa difesa in una gigantesca lotta di dieci mesi, stretta infedele fratellanza d'armi con gli eserciti del Mio augusto alleato. Il nuovoperfido nemico al sud non è per essa un nuovo avversario. Le grandi memorie diNovara, Mortara, Custoza e Lissa che formano l'orgoglio della mia gioventù e lospirito di Radetzky, dell'Arciduca Alberto e di Tegetthoff, il quale continua avivere nella Mia armata di terra e di mare, mi danno sicuro affidamento chedifenderemo anche i confini meridionali della Monarchia.Io saluto le mie truppe ferme nella lotta, abituate alla vittoria; confido inloro e nei loro duci. Confido nei miei popoli, al cui spirito di sacrificiosenza pari vanno i Miei più sentiti ringraziamenti. All'Altissimo rivolgo lapreghiera, che Egli benedica le Nostre bandiere e prenda la Nostra giusta causasotto la Sua clemente custodia.Vienna, 23 maggio 1915
Comando Supremo, 4 Novembre 1918, ore 12La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di S.M. il Re,duce supremo, l'Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il24 Maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta edasprissima per 41 mesi è vinta.La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso Ottobre ed alla qualeprendevano parte cinquantuna divisioni italiane, tre britanniche, due francesi,una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatre divisioniaustroungariche, è finita.La fulminea e arditissima avanzata del XXIX corpo d'armata su Trento,sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte adoccidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI eIV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brentaal Torre l'irresistibile slancio della XII, dell'VIII, della X armata e delledivisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente.Nella pianura, S.A.R. il Duca d'Aosta avanza rapidamente alla testa della suainvitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa giàvittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute.L'Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissimenell'accanita resistenza dei primi giorni e nell'inseguimento ha perdutequantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoimagazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinque mila cannoni.I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono indisordine e senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosasicurezza.Diaz
Perdite
Molte delle più grandi battaglie della storia avvennero nel corso di questaguerra. Vedi battaglia di Ypres, battaglia del crinale di Vimy, battaglia dellaMarna, battaglia di Cambrai, battaglia della Somme, battaglia di Verdun,battaglia di Gallipoli, le 11 battaglie dell'Isonzo e quella di Caporetto.Di seguito un elenco delle forze mobilitate, dei caduti, feriti, dispersi,prigionieri, suddivisi per nazione.Nazione Mobilitati Morti Feriti Dispersi o prigionieriImperi Centrali
Impero austro-ungarico 7.800.000 1.200.000 3.620.000 2.220.000
Germania 11.000.000 1.773.700 4.216.058 1.152.800
Turchia 2.850.000 325.000 400.000 250.000
Bulgaria 1.200.000 87.500 152.390 27.029
IntesaBelgio 267.000 13.716 44.686 34.659
Impero britannico* 8.904.467 908.371 2.090.312 191.652
Francia** 8.410.000 1.357.800 4.266.000 537.000
Grecia 230.000 5.000 21.000 1.000
Italia 5.615.000 650.000 947.000 600.000
Giappone 800.000 300 907 3
Montenegro 50.000 3.000 10.000 7.000
Portogallo 100.000 7.222 13.751 12.318
Romania 750.000 335.706 120.000 80.000
Impero russo (fino al 1917) 12.000.000 1.700.000 4.950.000 2.500.000
Serbia 707.343 45.000 133.148 152.958
Stati Uniti 4.355.000 126.000 234.300 4.500
Sacrario militare di RedipugliaI dati dei morti comprendono i deceduti pertutte le cause, i dati dei dispersi comprendono dispersi e prigionieri diguerra* dati ufficiali;
i caduti delle nazioni facenti parte dell'Impero britannicosono così suddivisi:
Regno Unito: 715.000
Australia: 60.000
Canada: 55.000
India: 25.000
Nuova Zelanda: 16.000
Sudafrica: 7.000** dati ufficiali;
le truppe coloniali francesi contarono inoltre 114.000caduti Vittime civili [modifica]Impero Austro-Ungarico: 300,000Belgio: 30,000Regno Unito: 31.000Bulgaria: 275.000Francia: 40.000Germania: 760.000Grecia: 132.000Romania: 275.000Russia: 3.000.000Serbia: 650.000Turchia: 1.000.000
Il tempo regala poesia ai teatri di battaglia, più si allontana l'eco degliscontri ed il fragore della lotta. Passeggiare lungo un sentiero nelle Fiandreo inerpicarsi lentamente su una mulattiera che la natura reclamainsistentemente serve a capire soprattutto quanto sia difficile per tre oquattro generazioni dopo sentire ancora e davvero quell'eco lontano.Ma basta scoprire una scheggia o un bottone, che stanno lì indisturbati aguardare il cielo da un secolo, per sentire quel passato così vicino equell'eredità dei nostri bisnonni così forte e viva, tutta intorno a noi. Ariprova di ciò basti pensare a quanti monumenti alla memoria passino ormaicompletamente inosservati all'uomo di oggi: in ogni città, paese e piccoloborgo europeo si cela sempre, dimenticato tra un semaforo ed un negozio, ostretto nella morsa di un centro commerciale o di un cinema, più un piccolo ogrande altare voluto ad imperitura memoria di chi ha dato la propria vita perun ideale di patria.Ma quella memoria sembra essersi così sbiadita ed amalgamata con il paesaggioda non lasciar più alcuna traccia. Perchè dunque non riscoprire quello spiritoe quel sentimento che, al di là dei fini propagandistici, potrebbe aiutarci acapire non solo il passato, ma soprattutto il nostro presente ed anche ilnostro futuro?

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sono un tipo socievole e grande appassionato di politica ed in genere di tutto quello che può far accrescere il proprio bagaglio culturale, sempre pronto a imparare da tutti e sempre pronto a confrontarsi con tutti, mi ritengo un'idealista,forse troppo a volte ma in questo periodo di poco idealismo mi tengo stretto questo lato del mio carattere. da poco sono entrato a far parte del partito "La Destra" e vado orgoglioso di questa mia scelta..anzi..se volete condividere con me questo impegno,anche per il nostro territorio contattatemi all'indirizzo mail ladestralegnago@virgilio.it