Cardini è un grande!>assieme a Massimo Fini e Marcello Veneziani costituisce una triade>straordiaria di menti, cuori e passione!>>>>>>. Passando a tutt’altro argomento, Professor Cardini, lei in gioventù è>stato>>iscritto al Movimento Sociale Italiano e poi alla Giovane Europa, il>movimento>>transnazionale di estrema destra fondato da Jean Thiriart. Al giorno d’oggi>si>>sente ancora un uomo di “destra”?>>>> E’ sempre stato difficile, ma ormai è impossibile definire sul serio che>>cosa siano la “destra” e la “sinistra”. Aveva ragione Giorgio Gaber.>>>>Comunque, per quanto riguarda certe mie opzioni, specie in politica>>socioeconomica, a parte l’essere di destra o di sinistra, io mi sono>sempre>>sentito, e da parecchi anni, piuttosto di stare a sinistra; e misuccedeva>del>>resto già quando ero un giovane missino. Eppure, non mi sono mai granché>>inalberato quando mi definivano “di destra”, e mi succede ancora di>tollerarlo,>>magari replicando con qualche distinzione a mio avviso legittima.>>>>Cercherò di spiegarmi. “Destra” e “sinistra” hanno una lunga e complessa>>storia, dalla fine del XVIII secolo ad oggi: e che la destra valuti>soprattutto>>la “persona” laddove la sinistra privilegia “l’individuo” e “le masse”,che>la>>destra sia per la “comun ità” e la sinistra invece per la “società” (la>famosa>>dicotomia di Tönnies), che la destra privilegi la “libertà” e la sinistra>“l’>>eguaglianza” ( o quanto meno la “giustizia”), che la destra sia per il>>radicamento e la nazione e la sinistra per il cosmopolitismo e l’>>internazionalismo, che la destra sia “conservatrice” e la sinistra>>“progressista”, sono coppie d’opposti tutte plausibili ma in fondolasciano>il>>tempo che trovano: e, nel concreto processo storico, vengono sovente>disattese>>e contraddette. Era di sinistra Guevara, e magari perfino Stalin? Era di>destra>>Peron, e magari perfino Mussolini? Allora, Tanto vale tornare al cane cheè>di>>destra e il gatto di sinistra, al bagno in vasca che è di destra e ladoccia>di>>sinistra.>>>> Quanto a me, per dire la verità, io mi sono sentito sempre “di destra”>>esclusivamente nel senso che mi ha insegnato tra 1958 - quando l’ho>conosciuto>>– e 1966 - quando la tubercolosi contratta in guerra l’ha portato via -,>uno>>dei miei più cari Maestri, Attilio Mordini, studioso tradizionalista,>cattolico>>e terziario francescano. Per Mordini, essere “di destra” aveva un senso>>metafisico, metastorico e metapolitico: significava, per ogni uomo,>ancorarsi>>alla propria Tradizione, le scaturigini della quale sono sempre divine.>>Mordini, filologo e filosofo del linguaggio, insegnava che le linguehanno>>origini non “naturali” e “umane”, bensì metafisiche e sacrali; e che ogni>>Tradizione è sacra e ogni popolo, ogni gruppo umano storicamente>qualificato>>deve tenersi fedele alla propria. Le Tradizioni dialogano senza dubbio,e>sono>>portatrici tutte di una Verità analoga, anzi omogenea. Ma non spetta agli>>uomini trovare la chiave di questa analogia, di questa omogeneità: per>quanto>>non sia illecito cercarla con gli strumenti del sapere gnostico o di>quello>>mistico. La Tradizioni, tutte collegate tra loro, non comunicano>>orizzontalmente tra loro, bensì verticalmente, in Dio. Era lo stesso>>insegnamento di Nicola Cusano. Nella tradizione occidentale, la fedeltà>alla>>Tradizione si traduceva, storicamente, nella fedeltà ai valori cristiani,>>gerarchici e solidaristici dell’Europa prerivoluzionaria: quindi nell’>>opposizione rispetto ai due massimi nemici di essa, l’individualismo e il>culto>>del danaro per il danaro, del progresso per il progresso. Il punto è che,>sul>>piano storico, almeno dalla metà dell’Ottocento la “destra” si è>sviluppata,>>come “luogo” d’una tendenza politica, proprio come vocazione all’>>individualismo, alla produzione e gestione della ricchezza, alla>venerazione>>del progresso: danaro e progresso sentiti non già come mezzo bensì come>fine,>>ma un fine che per sua natura escludeva qualunque altri fini e nonfissava>>neppure un termine per se stesso. Individualismo e meccanismo produzione->>profitto-consumo come mète costanti ma inesauribili del genere umano.>Rispetto>>a questa “destra” liberale, liberista, progressista, materialista (anche>se>>cristiana sotto il profilo formale), la Destra tradizionalista non puòche>>sentirsi agli antipodi: anzi, sovente molto più vicino ad alcune aree>della>>sinistra, le quali propongono obiettivi almeno in superficie e inapparenza>più>>vicini a lei, quali il rispetto delle culture folkloriche, ilsolidarismo,>la>>giustizia sociale. Il Cristo Re della Destra e il “Cristo socialista” di>certe>>aree della sinistra si somigliano tra loro almeno quanto consenta ad>entrambi>>di riconoscersi nella lotta contro l’Anticristo turbocapitalista; e se l’>>Anticristo turbocapitalista affascina alcune Chiese cristiane storiche,>tanto>>peggio per quelle Chiese. Vi sono poi idee come quella di “Nazione”, nata>alla>>fine del Settecento “a sinistra” (per fronteggiare il Trono e l’Altare) e>>finite “a destra”, ma in un tipo di “destra” che, dall’esperienza>bonapartista>>al saintsimonismo al socialismo utopistico (soprattutto Sorel) al>sindacalismo>>rivoluzionario, è sempre stata permeata di valori sociali. Il fascismo,>per>>esempio, è nato da questi valori, anche se essi forse non si sarebberomai>>“innescati” nella storia senza la tragedia della falsa e ingiusta pace di>>Versailles del 1918.>>>> Quanto a me, ogni uomo ha la sua storia. Sono arrivato al MSI in calzoni>>corti, tredicenne, nel 1953: erano i tempi di Trieste italiana; poi ci>sono>>rimasto a causa del 1956 e della sollevazione ungherese. La miaeducazione>>cattolica e l’amicizia stretta con il gruppo di Attilio Mordini mi hanno>subito>>vaccinato da liberismo, nazionalismo e giacobinismo, i pericoli della pur>>schizofrenica destra neofascista missina; l’antisemitismo, ereditàambigua>e>>rivoltante dell’ultimo fascismo, mi è sempre stato estraneo e l’ho sempre>>avvertito come repellente (anche quando, prima dell’affare Eichmann, in>realtà>>se ne parlava pochissimo), grazie soprattutto sia appunto alla mia>educazione>>cattolica, sia al magistero di Attilio Mordini che aveva intrapreso con>grande>>ammirazione lo studio della Kabbalà, era membro di un’associazione>fiorentina d’>>amicizia cristiano-ebraica e profondamente radicato nella rivendicazione>dell’>>eredità ebraica come seme fecondo del cristianesimo. Semmai, dell’>esperienza>>fascista m’interessavano le “fronde”, che sovente avevano inclinato verso>>simpatie socialiste, anarchiche o addirittura comuniste; pensosoprattutto>all’>>esperienza di Berto Ricci e a quello che uno studioso contemporaneo ha>definito>>il suo “fascismo impossibile” (a mia volta, ho preferito chiamare quella>mia>>esperienza adolescenziale un “fascismo immaginario”). Condividevo questi>gusti>>e queste tendenze con un piccolo gruppo di amici. A questo ambiente di>margine,>>ma culturalmente vivo e fecondo, debbo ovviamente l’uscita nel 1965 dalMSI>e l’>>incontro – nell’ambito del gruppo europeista di Jean Thiriart – con la>>complessa e contraddittoria produzione intellettuale dei “fascisti”>francesi,>>“fascisti” senza dubbio alquanto a modo loro e in molti modi tra loro>>differenti e opposti; e, tra tutte quelle forme, la più vicina e>congeniale>>alla mia formazione fu il “socialismo fascista” ed europeista di Pierre>Drieu>>la Rochelle. Ho ormai superato da oltre un quarantennio queste forme d’>>ispirazione e di sollecitazione, ma riconosco che ad esse debbo ancora>molto:>>anzitutto il mio radicale, incrollabile, rigoroso europeismo. E’ ovvioche>>questa Unione Europea, burocraticamente oppressiva e politicamente>inesistente,>>non mi piaccia: ma a contribuire alla costruzione di un’autentica Patria>>Europea non rinunzierò mai.>>>> 5. Lei si ritiene anticapitalista?>>>>Ho già risposto implicitamente poco fa. Sono decisamente solidarista e>>apprezzo la dottrina sociale della Chiesa; se non sapessi che ilsocialismo>è>>in realtà qualcosa di molto di più e di molto diverso rispetto a una>semplice>>teoria socioeconomica, non esiterei a definirmi socialista. Ciò>dichiarato,>>debbo tuttavia aggiungere che come forma storico-sociale il capitalismo,>quando>>e nella misura in cui accetta di farsi “civico” (secondo del resto la>>“classica” indicazione di John StuartMill), può convivere e collaborare>ad>>esempio con lo “stato sociale”, dimensione politica e istituzionale che>una>>seria e sana destra politica dovrebbe difendere strenuamente, come sua>ultima>>vera ridotta, contro l’offensiva delle lobbies multinazionali senzavolto,>>senza patria e senz’altro scopo che non sia il profitto. Mi sembrainvece>che>>la stessa sinistra stia abbandonando questo spalto, correndo dietroancora>una>>volta – è fenomeno frequente negli ultimi anni – alla destra nella>politica>>delle “privatizzazioni”, della quale in genere diffido e che in alcuni>casi>>specifici mi sembra davvero sconsiderata.>>>>6. Crede che la debacle elettorale della sinistra radicale (ma anche>>dell’estrema destra) alle ultime elezioni politiche sia il frutto dell’>>americanizzazione della società italiana?>>>>Premesso che è bene non nasconderci dietro a un dito e non tacere che la>>débacle delle “estreme” radicali (nel senso etimologico dell’aggettivo) è>stata>>causata anche dalla miseria del livello dei loro quadri dirigenti ed>esecutivi,>>è chiaro che è un po’ così: anche se esiterei a chiamarla,riduttivamente,>>“americanizzazione”. Il fatto è che oggi le società civili e le opinioni>>pubbliche dei vari paesi europei sono ridotte a larve miserabili, asacche>>vuote prive di qualunque informazione sulla realtà che le circonda e di>>qualunque aspirazione: che poi esse siano preoccupate dai segni della>crisi>>incipiente, è prova ulteriore della loro vuotezza. Dinanzi al fallimento>>gigantesco del turbocapitalismo, che sta già avanzando a gran passi e che>si>>annunzia ovviamente come crisi che colpirà prima e soprattutto i ceti più>>fragili, si sta reagendo o con la totale “demobilitazione delle masse”>(al>>contrario di quel che facevano i grandi totalitarismi del XX secolo), con>l’>>anestetizzazione totale a base di culto delle libertà individuale e dei>consumi>>nonché di forti dosi di “società-spettacolo” e di “politica-spettacolo”>che>>riducono i cittadini a spettatori e a consumatori, oppure con lecolossali>e>>ben congegnate campagne imbonitrici che mettono in guardia contropericoli>>inesistenti (caso-limite il terrorismo islamico) e ne assumono anzi il>pretesto>>per la riduzione delle libertà civili effettive (si pensi allo scandaloso>>Patriot Act negli Stati Uniti). E’ chiaro che una società così>condizionata>>“serra al centro”, nell’illusoria sicurezza della “pace” e della>“sicurezza”,>>magari demonizzando qualunque prospettiva alternativa, trattata da “male>>assoluto”. Destra e sinistra finiscono con il somigliarsi, propongono>entrambe>>“rilancio”, “ripresa” e appunto “pace” e “sicurezza”, e si tengono a>galla>>offrendo ai poteri che davvero contano (le varie lobbies) i servigi di un>>“comitato d’affari” costituito da uno staff politico e parlamentare>>oligarchico, garantito da competizioni elettorali sempre piùaddomesticate>(si>>pensi alle ultime elezioni politiche in Italia, con liste “blindate”dalle>>singole segreterie e quindi un parlamento designato da ciascuna di esse,>per>>quanto poi formalmente legittimato da un fiacco voto popolare). Ipolitici>>divengono in tal modo sempre più la cinghia di trasmissione dalla volontà>delle>>lobbies finanziarie e imprenditoriali alle sedi del potere legislativo ed>>esecutivo incaricate di elaborare e legittimare provvedimenti in lineacon>gli>>interessi di quelle stesse lobbies.>>>>7. Qual è la sua opinione sulla xenofobia e sul razzismo? Secondolei>è>>motivata la paura della cosiddetta “invasione islamica”, tesi sostenutada>vari>>movimenti della destra radicale e dalla Lega Nord?>>>>La xenofobia (cioè la paura del “diverso”, dell’ “estraneo”, è fenomeno>che>>infallibilmente si verifica, in varia misura, nelle società coinvolte in>rapidi>>e massicci fenomeni di mutamento sociodemografico: si fonda su istinti in>fondo>>“naturali” e, a piccole dosi, è come i germi del morbillo o della>scarlattina:>>finisce col creare una lieve infezione che alla lunga ha effetto>immunizzante.>>Se le dosi si fanno massicce o i tempi di esposizione al contagio sifanno>>intensi, il discorso cambia. Sappiamo bene, da molti e illustri esempi>storici,>>che la “paura dell’Altro” (l’ebreo che ti seduce la donna, il marocchinoche>ti>>ruba il lavoro e così via…) servono da tempo come alibi per impedire che>la>>gente si renda conto con maggior chiarezza e precisione delle peraltro>>complesse dinamiche sociali che dominano i processi storici in tempi di>crisi.>>Un esempio. I gruppi di estrema destra o della Lega Nord sono>sostanziosamente>>finanziati da vari anni, tra l’altro, da imprenditori di pochi scrupolii>>quali chiudono (contro la legge) le loro fabbriche in Italia, vanno a>riaprile>>in luoghi dove la manodopera è molto più a buon mercato (la Romania, l’>Albania>>ecc.) e in questo modo sottraggono – cioè, letteralmente, rubano – lavoro>agli>>italiani e al tempo stesso si arricchiscono sfruttando la sottopagata>>manodopera euro-orientale: dopo di che, hanno interesse a che i>responsabili>>della rarefazione del lavoro in Italia siano identificati negli>>extracomunitari. E’ d’altronde un dato obiettivo che l’alto afflusso di>>extracomunitari clandestini crea ogni sorta di problemi e concorre a far>>crescer varie forme di microdelinquenza. Si deve lottare contro questi>fenomeni>>con rigore: e le leggi al riguardo ci sono; se non ci sono, si possono>sempre>>fare. Chi parla al riguardo di “tolleranza zero” esprime un parereassurdo:>dal>>momento che dovrebbe essere sottinteso che, nei confronti di qualunqueforma>di>>delinquenza, la tolleranza in un stato di diritto deve per forza essere>sempre>>“zero”. Quanto all’invasione islamica, semplicemente: non esiste. In>Italia,>>paese di sessanta milioni di abitanti, i musulmani non sono nemmeno un>milione:>>dunque non arrivano al 2% , di cui circa 10.000 (vale a dire l’1% diloro)>sono>>italiani convertiti, che per il fatto di essere diventati musulmani non>hanno>>certo cessato di essere “occidentali”. Molti di questi musulmani sono>cittadini>>italiani, magari da poco, hanno casa, famiglia, lavoro; altri sonoimmigrati>in>>regola con la legge. Una minoranza tra loro fa attività sociale,culturale,>e>>in pochi e ristretti casi (noti e controllati) anche proselitistica. Da>sette>>anni, cioè dall’indomani dell’11 settembre del 2001 a oggi, i casi di>musulmani>>fermati per attività terroristica si contano sulle dita delle mani, esono>>stati poi quasi tutti regolarmente rilasciati senza che al loro carico>>emergesse un minimo d’indizio concreto. Nel nostro paese, non c’è mai>stato>>alcun attentato che sia stato fatto risalire a una matrice “islamico->>fondamentalista”. Ci sono imprenditori musulmani e qualche intellettuale>>musulmano, ma non mi sembra che la loro attività sia particolarmente>presente>>sul nostro territorio. A che cosa allude chi parla dei “minareti” che>>andrebbero a “disturbare” il nostro paesaggio? Di moschee con minareto,in>>Italia c’è solo quella di Roma, che non disturba un bel niente: anzi, è>>architettonicamente apprezzabile. Il paesaggio lo hanno distrutto damezzo>>secolo a questa parte i nostri speculatori: basti vedere come sonoridotti>>alcuni tratti del nostro litorale e alcune nostre periferie cittadine. Io>vado>>a messa ogni domenica: ma, siccome per il mio alvoro mi muovo molto,>frequento>>differenti chiese in varie città d’Italia. Non mi è mai capitato, intanti>>anni, di trovarmi davanti a un picchetto di musulmani che distribuisse>>materiale proselitistico. Le nostre tradizioni si vanno autodistruggendo,>è>>vero: ma si tratta di un processo lungo, iniziato da molto tempo. L’Islam>non c’>>entra. Le tradizioni non si distruggono dall’esterno, franano sempre dall’>>interno. Del resto, l’islamofobia è un po’ passata di moda: i centri che>la>>promovevano ora hanno interessi di altro genere, guardano alla Russia e>alla>>Cina. Sempre cercando il Nemico Metafisico da sbattere in prima paginaper>>impedire alla gente di accorgersi che il vero pericolo, il vero nemico, s’>>identifica con quelle forze che ormai da anni gestiscono ilturbocapitalismo>e>>la speculazione finanziaria; quelle stesse che, ora che il petrolio sta>>esaurendosi, sono già partite addirittura all’appropriazione e alla>>privatizzazione dell’acqua.>>>>8. L’intellettuale transalpino Alain de Benoist ha sostenuto molte volte>del>>concetto di Impero. Secondo de Benoist la crisi dello Stato Nazione,>troppo>>grande per rispondere alle aspettative quotidiane della gente e troppo>piccolo>>per far fronte alle problematiche che si sviluppano oramai su scala>planetaria,>>richiederebbe di ripensare l’Europa in termini Imperial-federali. Qual èla>sua>>opinione sul tema dell’Europa Imperiale?>>>> “Impero” è una gran bella parola, ma temo che la gente la confonda conil>>suo pseudosemiomonimo, “imperialismo”, che al contrario è bruttissima. L’>>empire, c’est la paix, diceva Napoleone III: ma alludeva alla repubblica>retta>>da un monarca e da una dinastia in quanto garanzia contro il disordine.>Oggi,>>intenderei la parola “impero” – in armonia del resto con i suoi esempi>storici,>>o alcuni fra essi: l’impero romano, la “monarchia di Spagna” – nel sensodi>un’>>auctoritas suprema e indiscussa che sia giudice e regolatrice d’una>pluralità>>di soggetti diversi tra loro, ciascuno retti da proprie istituzioni e>>armonicamente conviventi. In questo senso, l’ “impero” sta all’esatto>opposto>>delle compagini magari eterogenee, ma tenute insieme dall’autorità edalla>>forza di uno stato egemone, che naturalmente tende a gestirne politica ed>>economia secondo i suoi interessi. “Europa Imperiale” è un’altra bella>>espressione: sarebbe stato l’ideale – credo sostenuto in buona fede – da>>Napoleone: un’unione di differenti nazioni sotto l’egida di una potenza>garante>>e protettrice che però accetti di non giocare (magari passato il momento>della>>necessaria emergenza) un ruolo egemone. Ma quel disegno si è infranto>ancora>>prima di Waterloo: è morto nelle pianure russe e tra le cannonate della>>battaglia di Lipsia. Una potenza egemone è comunque necessaria, disolito,>a>>creare formazioni federali o confederali: si pensi alla storia dell’Italia>e>>della Germania nell’Ottocento, con i loro Piemonte e Prussia. Ma,>>fenomenologicamente, non è sempre detto. Anche Hitler aveva un’idea>>“napoleonica” dell’”Europa Imperiale”, l’idea alla quale fu guadagnatoDrieu>La>>Rochelle: ma il suo impero era senza dubbio più nettamente e pesantemente>>egemonia germanica di quanto Napoleone non concepisse l’egemoniafrancese.>>Thiriart, neobonapartista e anche un po’ filohitleriano (quanto menosotto>il>>profilo del suo europeismo), pensava in termini un po’ astratti a una>“Europa->>Nazione”. Ma il suo concetto era rozzamente elaborato e stoticamentepoco>>realistico: gli statunitensi possono pensare a se stessi come alla>“Nazione>>americana”, ma i singoli states hanno una storia diversa, più breve e>fragile>>di quelli europei; e c’è inoltre un sostanziale monolinguismo, valore>>importantissimo. Pensare a un’ “Europa-Nazione” è impossibile. Credo si>possa>>invece pensare ad essa come a un Grossvaterland che sintetizzi e>riassuma,>>senza annullarli, i vari Vaterländer nazionali o anche etnici. Ma per>questo è>>necessaria una struttura federale o confederale: l’Unione Europea non è>nulla>>di tutto questo: e non lo sarà mai finché i singoli stati non sidecideranno>a>>creare una vera compagine istituzionale cui affidare, cedendola, unaparte>dei>>poteri detenuti fino ad oggi dai singoli governi, soprattutto in politica>>estera e nella difesa. Senza leggi federali valide dappertutto, unacomune>>politica estera e un esercito comune, non si costruisce alcuna unità né>>federale, né confederale. Nell’Unione Europea attuale – che non è “dei>popoli”,>>bensì “dei governi” – di davvero comune c’è solo la moneta. Necessaria,>>fondamentale: ma non sufficiente>>>>

Lettori fissi

Informazioni personali

La mia foto
sono un tipo socievole e grande appassionato di politica ed in genere di tutto quello che può far accrescere il proprio bagaglio culturale, sempre pronto a imparare da tutti e sempre pronto a confrontarsi con tutti, mi ritengo un'idealista,forse troppo a volte ma in questo periodo di poco idealismo mi tengo stretto questo lato del mio carattere. da poco sono entrato a far parte del partito "La Destra" e vado orgoglioso di questa mia scelta..anzi..se volete condividere con me questo impegno,anche per il nostro territorio contattatemi all'indirizzo mail ladestralegnago@virgilio.it