SULLA VIOLENZA


CIAO A TUTTI AMICI LETTORI!!LASCIO AI VOSTRI COMMENTI UN ARTICOLO DELL'AMICO PAOLO CHE TRATTA PROPRIO DEI FATTI DI ROMA AVVENUTI DOMENICA...SENZA GIUSTIFICARE ALCUNA VIOLENZA VOGLIAMO ANDARE A MONTE DI QUESTA ESASPERAZIONE?? A VOI!! ALLA PROXXXXXXXXXXXXX!!!!!






Ho sempre diffidato degli iprocriti e degli stupratori del pensiero. I fatti sono noti: le “violenze” che hanno scandito il fine settimana di metà Ottobre nella Città Eterna e, di routine, gli organi che dovrebbero informarci e che, puntualmente, hanno mirato al dito (appunto la violenza dei black bloc) ma non alla luna (chiedersi il perchè c'erano migliaia di persone in piazza).
Le rivoluzioni e gli ammassamenti di folla sono sempre state violenza allo stato brado, sanguinose, schizofreniche, crude. La storia è maestra di soprusi e violenze. Dalle massicce ribellioni dei cristiani contro i popoli politeisti nel mondo classico, per giungere alle tre celebri rivoluzioni che hanno segnato il sorgere dell'epoca “moderna”: la “Gloriosa Rivoluzione inglese”, l'indipendenza Americana e la mitica“Rivoluzione Francese”, sono state segnate da crimini atroci, morte, distruzioni, lacrime, sangue, stupri e atti diabolici. Piaccia o meno, lo scheletro con cui è stato forgiato il tempo ed il modo di vivere civico e politico che da un paio di secoli ha fatto scena nel teatro dell'Occidente, la forma democratica di governo, è sorta con le teste mozzate, con i Robespierre in piazza (dati alla mano ha fatto più morti del peggiore Black Bloc “spacca vetrine”), la Vandea e le chiese date alle fiamme. Lo stesso dicasi per il decantato (giustamente) Risorgimento Italiano: stiamo celebrando il 150° esimo anniversario dell'espropriazione degli oltre 57.243 ordini religiosi, dell'assassinio di 266.370 borbonici, di 23.013 militari sardi uccisi e più in generale di oltre un milione di morti, questo il costo della conquista militare del Sud. I filantropi della domenica, quelli che non hanno mai aperto un libro di storia (neppure un Bignamino) in vita loro, vorrebbero le rivoluzioni e le sommosse di popolo in stile francescano, quasi delle marce della pace. La verità, parlando schiettamente, è che la gente quando ha fame e vessa in condizioni di estremo bisogno non può scendere nelle vie e nei rioni con l'atteggiamento di un Gandhi o di un monaco buddista. Se l'italiano è ancora in voga in questa piccola colonia dell'impero usuraio e bancario a stelle e strisce, le “rivoluzioni”sono definite tali poiché s letteralmente in essa, caturisce l'idea di una violenza popolare che fuoriesce dalla legalità preesistente e l'idea di ri-creare, ri-fondare la legittimità del potere comunitario secondo nuove regole. Quando si sogna di fare “tabula rasa” della vecchia società (dell'Ancien régime, detta all'illuminista) è difficile risolvere il tutto come in una pallosa riunione di soci di banca. La società illuminista, uscita da una violenza paranoica, ha l'arroganza di amalgamare il tutto e di debellare, a priori, la violenza e l'aggressività. Pura utopia! La violenza sociale è un tassello della sfera pubblica. Sul tema dell'aggressività ci viene in soccorso il censuratissimo Massimo Fini:” tutte le culture primitive sapevano benissimo che il problema della violenza non era quella di sopprimerla, cosa impossibile e pericolosa, ma di incanalarla e ritualizzarla”. Fini ci parla della festa del potlach, della guerriglia ritualizzata che dava uno sfogo, controllato, alla violenza. Presso gli Ashanti era d'uso, una volta all'anno che si potesse insultare chiunque, sovrano compreso. L'aggressività e la violenza sono una parte imprescindibile della nostra vita: nascere, procreare e morire sono atti assolutamente violenti, dunque umanissimi! Ovviamente il mio non è un manifesto sulla violenza; non era un “violento” Thomas Hobbes quando affermava:” Homo, homini, lupus”; sostengono semplicemente che più di interrogarsi sulla “violenza” bisogna riflettere , se si vuole costruire una società dignitosa e “civilmente violenta” sulle motivazioni che portano alle manifestazioni della violenza e a migliaia di cittadini accalcati lungo la strada. È futile e inutile quell'inchiostro adoperato dai quotidiani per descriversi le ultime manifestazioni “violente”; sarebbe come voler debellare la morte: la violenza è nata e morirà con il genere umano. Occorre, da buoni medici civici, ascoltare i sintomi della società e prevenire le forme più recalcitranti e devianti di violenza. Disquisire unicamente sulla nuda violenza e sui suoi protagonisti e disinteressandosi ciecamente delle cellule motivazionali che hanno partorito taluni atteggiamenti sociologici rassomiglia, per chi gestisce la cosa pubblica, a quel re nella Rivoluzione francese che informato della presa della Bastiglia tratta la rivoluzione come fosse una rivolta ed alla fine gli tagliano la testa.

Paolo Cecco

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sono un tipo socievole e grande appassionato di politica ed in genere di tutto quello che può far accrescere il proprio bagaglio culturale, sempre pronto a imparare da tutti e sempre pronto a confrontarsi con tutti, mi ritengo un'idealista,forse troppo a volte ma in questo periodo di poco idealismo mi tengo stretto questo lato del mio carattere. da poco sono entrato a far parte del partito "La Destra" e vado orgoglioso di questa mia scelta..anzi..se volete condividere con me questo impegno,anche per il nostro territorio contattatemi all'indirizzo mail ladestralegnago@virgilio.it